La madre di Stasi agli inquirenti: "In carcere un innocente, fate presto"

Omicidio di Chiara Poggi, ecco l'appello di Elisabetta Ligabò

Alberto Stasi (NewPress)

Alberto Stasi (NewPress)

Garlasco, 6 gennaio 2017 - «Fate accertamenti dovuti il più in fretta possibile, perché mio figlio rimane in prigione da innocente». È l’appello di Elisabetta Ligabò agli investigatori, agli inquirenti. La madre di Alberto Stasi è scesa in campo con decisione. È sua la firma sull’esposto denuncia presentato dai difensori del figlio alla Procura generale di Milano che, una volta trasmesso ai magistrati di Pavia, ha fatto sì che venisse iscritto nel registro degli indagati, con l’ipotesi di reato di omicidio volontario, il nome di Andrea Sempio, amico del fratello minore di Chiara Poggi. Una convinzione senza cedimenti, tetragona, quella della madre di Stasi: il figlio è in carcere da innocente, è del tutto ingiusta la condanna a 16 anni, resa definitiva dalla Cassazione, per l’omicidio delle fidanzata Chiara, il 13 agosto del 2007 a Garlasco.

All’esposto denuncia è allegata la relazione di Pasquale Linarello, ex ufficiale del Ris di Parma, oggi direttore della sezione di genetica forense del laboratorio “Genoma” di Milano. Secondo gli esami e le comparazioni effettuate dal biologo forense incaricato dalla difesa Stasi 14 regioni su 17 del Dna presente sulle (e non sotto) le unghie di Chiara Poggi sono perfettamente sovrapponibili al profilo genetico della famiglia di Sempio. Da parte del nuovo indagato solo poche parole ai cronisti che l’hanno intercettato mentre usciva dalla sua abitazione di Garlasco in auto con la madre: «Se dovrò nominare un avvocato lo farò. Tutto si risolverà». Nei due interrogatori, nell’agosto del 2007 ai carabinieri di Pavia e nell’ottobre dell’anno dopo a quelli di Vigevano, Andrea Sempio (oggi ventottenne) ha sostenuto di conoscere Chiara Poggi solo come sorella di Marco, suo amico dall’infanzia, e di non avere nessun tipo di conoscenza con Alberto Stasi.