Omicidio a Dorno, il killer geloso resta in carcere: "Ricordo solo di aver sparato"

L'omicida di Dorno piange e si pente davanti al Gip. Il giallo dei test di gravidanza

Roberto Garini, 51 anni

Roberto Garini, 51 anni

Dorno, 1 luglio 2016 - Della sera in cui ha ucciso la donna che diceva di amare, non ricorda quasi niente: "Solo il momento in cui ho sparato". E ora la difesa sta valutando di chiedere una perizia psichiatrica. Roberto Garini, 51 anni, si è mostrato sconvolto al Gip di Pavia Erminio Rizzi, che lo ha interrogato durante l’udienza di convalida. Garini è formalmente accusato dell’omicidio volontario della sua compagna Emanuela Preceruti, 44 anni, ammazzata martedì sera nella sua abitazione di Dorno, nel Pavese. L’uomo, che già aveva ammesso il delitto ai carabinieri, ha scelto di rispondere alle domande del giudice. Tra le lacrime si è detto "pentito" e "disperato" per aver ucciso "la persona che amavo". A molti quesiti posti dal giudice ha risposto di non essere in grado di far chiarezza, in quanto non ricordava. In particolare ha spiegato di avere la memoria offuscata riguardo alle fasi precedenti e successive agli spari.

Durante l’interrogatorio si è cercato di far luce sul movente del delitto. La relazione tra i due, che stavano insieme da poco più di un anno, era logora. Secondo la ricostruzione dei loro rapporti, screzi e furiosi litigi erano all’ordine del giorno, si manifestavano con urla lanciate da una finestra all’altra dei due appartamenti, divisi solo da un muro, per qualsiasi motivo. Certo la gelosia e la paura di perdersi, lei aveva manifestato il desiderio di andarsene, lui non voleva. Litigavano anche i soldi. Ma Garini non ha saputo spiegare la ragione dell’ultimo, fatale litigio che ha condotto all’omicidio, la scintilla: "Era l’amore della mia vita", ha ripetuto, piangendo davanti al giudice. La difesa sta vagliando di richiedere una perizia per valutare la sua lucidità al momento del delitto. Il Gip intanto ha convalidato l’arresto e dunque Garini rimane in carcere a Torre del Gallo.

La Procura gli contesta l’omicidio volontario aggravato dai futili motivi e dalla presenza al momento del delitto della minorenne figlia della vittima, rimasta anche lei ferita di striscio da un proiettile. La ragazza, quando Garini ha fatto irruzione nella loro casa sfondando la porta con una mazza, ha cercato insieme alla madre rifugio in bagno, fingendosi morta per evitare la stessa sorte di Emanuela. Lo stesso bagno dove, durante gli accertamenti degli investigatori, sono stati trovati due test di gravidanza. Negativi. Garini nel corso del primo interrogatorio avrebbe spiegato di aver desiderato un figlio dalla compagna, ma lei era contraria. Non solo, Emanuela stava già cercando una nuova casa per trasferirsi con la figlia, lontana dalla gelosia asfissiante del compagno e da quella relazione agli sgoccioli. Un giogo da cui non è riuscita a liberarsi.