Blitz dei Nas in Oltrepò Pavese: sigilli a una cantina

Carenze igienico-sanitarie, interviene anche l'Ats

I carabinieri del gruppo Nas nella cantina

I carabinieri del gruppo Nas nella cantina

Santa Maria della Versa (Pavia), 24 maggio 2018 - Altro blitz dei carabinieri del Nas, nucleo anti sofisticazione di Cremona in Oltrepò Pavese. E questa volta sono scattati i sigilli (quindi sequestro) per un’intera azienda, piccola e di cui, nel comunicato ufficiale dei Nas, si tace nome ed ubicazione, ma che si troverebbe – come era accaduto una quindicina di giorni fa – nel crinale collinare al confine fra le province di Pavia e di Piacenza. Niente di analogo fra i due casi: nel primo, scoperto una quindicina di giorni fa, era emerso l’uso, proibito, di zucchero per «truccare» ed aumentare la gradazione alcolica di una partita di vino del 2017, poi sequestrata. Per quanto riguarda, invece, l’operazione di alcuni giorni fa (il comunicato è datato lunedì scorso, 21 maggio) l’irregolarità accertata riguarderebbe gravi carenze strutturali ed igieniche della cantina.

Oltre ai carabinieri del Nas di Cremona, sono intervenuti anche gli ispettori della repressione frodi e quelli dell’Ats (azienda tutela salute o ex Asl) di Pavia. Sotto sequestro, oltre alla intera cantina, sono finiti anche 800 litri di vino rosso. Ma niente a che fare, in ogni caso, con situazioni di adulterazione del prodotto o contraffazione anche se ad uso commerciale: questa volta si tratta di una cantina in condizioni non adeguate dal punto di vista igienico e sanitario. Poi considerando i quantitativi di vino rinvenuti come stock, si tratta – indubbiamente – di una piccola impresa anche se il valore complessivo del provvedimento (cantina più vino) assomma, come precisato dai carabinieri del Nas, a circa 100mila euro. Inevitabili i commenti e le reazioni all’ennesima notizia di un blitz dei carabinieri del Nas in Oltrepo Pavese. «I controlli ci sono e sono sempre più capillari – sottolinea il direttore del Consorzio Vini Doc, Emanuele Bottiroli –, confido che ciò rappresenti un deterrente e un messaggio volto alla prevenzione».

«In questo  caso – aggiunge Bottiroli – mi pare che vengano contestati gravi fatti ad una piccola cantina privata non certo rappresentativa dell’Oltrepo Pavese di qualità». «Sul nostro territorio operano duemila aziende – ribadisce il direttore del Consorzio Vini Doc – e deve comunque crescere un senso di responsabilità diffuso perché questi campanelli d’allarme finiscono, comunque, con il danneggiare indirettamente l’immagine di un intero territorio e questo non è per niente giusto.» Concetto che fondamentalmente sostengono altri produttori : «Il rischio non è il fatto in se stesso, minimale e molto marginale rispetto alla dimensione del settore in Oltrepo – dicono alcuni di loro – bensì il fatto che si possa generalizzare troppo e venga offuscata l’immagine dell’intero territorio». Non manca anche, però, un’opinione diffusa che sia in corso un vero e proprio «giro di vite» nei controlli sulle cantine dell’Oltrepo.