Badante strangolata e gettata nel fiume. Il sindaco: "Il mio paese è sconvolto"

Miradolo Terme, anche il parroco don Nando la ricorda: frequentava il coro

L’abitazione in cui viveva la vittima (Torres)

L’abitazione in cui viveva la vittima (Torres)

Miradolo Terme, 17 giugno 2016 - In paese si faceva chiamare Dea. Era una donna "positiva, aveva energie, era una persona capace". Così Don Nando Brizzolari, 77 anni, parroco di Miradolo Terme ricorda Kruja Lavdije, la badante albanese scomparsa il 29 maggio dalla cittadina del Pavese, riconosciuta dalla sorella nel corpo senza vita ritrovato il 7 giugno alla diga di Isola Serafini, in provincia di Piacenza. Tutti a Miradolo attendono l’esito del test del Dna, quell’ufficialità dell’identificazione che ancora manca e che lascia un’ultima speranza a cui aggrapparsi: "Il paese è sicuramente scosso, quando succedono queste cose si rimane scioccati – ha commentato il sindaco Gianpaolo Troielli –. Io personalmente non la conoscevo bene, solo di vista. Aspettiamo l’esito del test".

Invece don Nando la vedeva spesso: "Lei frequentava anche il coro Santa Cecilia, che riunisce persone della zona, dal paese e anche da Lambrinia e San Colombano. Era musulmana, ma con l’ex marito frequentava la comunità della nostra chiesa. Quando si sono separati, lei è stata accolta da un compaesano e si è impegnata a Miradolo come badante e donna di servizio presso una coppia di anziani agricoltori – ha ricordato il sacerdote –. I suoi amici del coro mi hanno contattato, addolorati, per renderle un saluto. Troveremo un momento tutti insieme per omaggiarla". Lavdije è madre di due ragazzi di tredici e diciassette anni: "I giovani del Grest della mia parrocchia hanno portato la fascia nera al braccio in segno di lutto per condividere la sofferenza dei figli e mostrar loro vicinanza, hanno anche preparato cartelloni con pensieri molto commoventi sulla signora, è stato un gesto sentito e corretto". E aggiunge ancora don Nando: "Una donna capace, in gamba, conoscendola personalmente ho escluso che potesse essersi suicidata. Portava a scuola il figlio, a cui voleva molto bene, partecipava attivamente alla vita della comunità, aveva preso casa da poco tempo. Ora aspettiamo che ritorni qui".

Il. parroco rammenta un aneddoto: "Quando mi capitava di portare la comunione a casa dei due anziani di cui si occupava, lei era presente. Li accudiva, faceva le pulizie, era proprio valida e molto positiva". Sulla fine della donna ritrovata nel fiume la Procura di Lodi indaga per omicidio. Apparentemente sarebbero presenti sul corpo segni di strangolamento, ieri era ancora atteso tuttavia il referto finale dell’autopsia che stabilirà con esattezza la causa della morte e potrebbe dunque districare la matassa di incertezze sul caso. Il riconoscimento sembra sia avvenuto tramite alcune fotografie mostrate alla sorella della scomparsa Lavdije, che ha riconosciuto alcuni oggetti appartenenti alla congiunta ritrovati insieme al corpo restituito dal Po.