Mattarella: "Non si può invocare la libertà per non vaccinarsi, è un dovere morale"

Il discorso del capo dello Stato all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Pavia

Il presidente Mattarella all'Università di Pavia

Il presidente Mattarella all'Università di Pavia

Pavia - "Le espressioni di violenza e le minacce che affiorano in questo periodo contro medici, scienziati e giornalisti sono fenomeni allarmanti che vanno contrastati con fermezza e sanzionati con doveroso rigore per tutelare coloro, e sono la stragrande maggioranza, che hanno adottato comportamenti responsabili”. Intervenendo alla cerimonia organizzata dall’Università di Pavia per l’inaugurazione del 660° anno accademico, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha sottolineato “il dovere morale e civico della vaccinazione”.

“Chi sceglie di non vaccinarsi in nome della propria libertà – ha aggiunto il Capo dello Stato – limita la libertà altrui di tornare ad avere una vita normale. Se l’economia sta ripartendo e anche gli atenei ripartiranno con le lezioni in presenza, è solo grazie allo strumento che in grande velocità la comunità scientifica ci ha consegnato per sconfiggere il virus”. 

Anche la ministra dell’Università e della ricerca Maria Cristina Messa aprendo questo pomeriggio la cerimonia nel salone teresiano ha posto l’accendo sulla riapertura degli atenei con regole dettate da un principio di responsabilità solidale. "Occorre ricominciare a frequentare e vivere le biblioteche, le aule, i laboratori, gli spazi comuni, le mense e le residenze – ha detto la ministra -. Sarebbe curioso, se non imbarazzante, che tutto questo venisse rallentato o addirittura ostacolato e che proprio nelle comunità universitarie trovassero accoglienza e credito fake news o teorie negazioniste sui vaccini o sulla gestione delle fasi emergenziali e post emergenziali. Un conto è il dissenso critico frutto del mondo scientifico, altro la provocazione fine a se stessa: lo spirito critico, per restare tale, deve essere libero da pregiudizi e da preconcetti". 

Il rettore Francesco Svelto, invece, prima di parlare dell’Università del futuro, ha voluto ricordare la nascita dell’Ateneo pavese voluto da Gian Galeazzo Visconti dopo la terribile peste che aveva decimato i pavesi. “Occorre ripartire dai giovani che sono stati largamente dimenticati anche prima del Covid e a prescindere dal colore dei governi" ha esortato Svelto. Dopo la pandemia, invece, secondo il direttore della Clinica universitaria di Malattie Infettive del Policlinico San Matteo, Raffaele Bruno, che ha tenuto la prolusione “è auspicabile che da questa esperienza si sviluppi una ricerca basata sulla cooperazione”. E l’Italia che in tema di pubblicazioni scientifiche sul Covid è la terza al mondo, la prima in Europa, mentre l’Università di Pavia tra i primi 11 atenei al mondo, può dare il proprio valido contributo.