Ragazzina marocchina frustata, la madre già condannata per maltrattamenti sulla sorella

La giovane, affidata a una comunità protetta, si era confidata con un'assistente sociale del Comune

Una donna velata

Una donna velata

Pavia, 5 aprile 2017 - E' ritenuta attendibile la denuncia presentata dalla ragazzina marocchina di 16 anni che ha raccontato di venire picchiata e frutasta dai genitori e dal fratello. La giovane è stata affidata a una comunità protetta e il Tribunale per i minorenni starebbe valutando di sospendere la responsabilità genitoriale.

E' emerso tra l'altro che la madre, nel 2013 era stata condannata per maltrattamenti nei confronti della figlia maggiore, che oggi ha 28 anni ed è sposata con un figlio. Il caso della 16enne è venuto alla luce lo scorso 16 febbraio, quando la ragazzina  si confidò con un assistente sociale del Comune del Pavese in cui vive. Raccontò delle botte, delle frustate e degli insulti che avrebbe ricevuto in famiglia per essere stata bocciata a scuola e per per il suo stile di vita considerato troppo occidentale. L'assistente sociale quel giorno accompagnò la giovane prima al Pronto soccorso dell'opsedale San Matteo, dove le erano stati diagnosticati 31 giorni di prognosi, poi alla Questura di Pavia e contestualmente partì la procedura di allontanamento temporaneo dalla famiglia e il collocamento d'urgenza della giovane in una comunità protetta. Oltre alle botte, la 16enne ha raccontato di offese pesanti da parte dei genitori e del fratello che in un'occasione l'avrebbero apostrofata così: "Sei una p.., proprio come le tue amiche italiane". La sua "colpa", vestire con abiti troppo appariscenti e truccarsi

I familiari, tuttavia, attraverso l'avvocato difensore Pierluigi Vittadini respingono la ricostruzione della vicenda offerta dalla ragazzina. "I motivi delle discussioni - ha detto il legale - erano relativi al rendimento scolastico della ragazza, che era stata bocciata e saltava le lezioni, non all'abbigliamento. La religione e lo stile di vita non c'entrano. La ragazzina è molto ribelle e i genitori insistevano per mandarla a scuola. Lei spesso non ci andava e quando i genitori le chiedevano dov'era andata per tutta la mattina, lei si rifiutava di dare spiegazioni". Vittadini riferisce poi che la ragazzina sarebbe già scappata due volte dalla comunità cui è stata affidata. "C'è anche da dire  - ha concluso il legale - che spesso le famiglie musulmane arrivate in Italia puniscono i loro figli anche picchiandoli, laddove un genitore italiano si limiterebbe a un rimprovero o a un castigo". Le botte, quindi, ci sarebbero state: "Il fratello nega di averla mai colpita, la madre ha parzialmente ammesso, più del padre", riferisce sempre l'avvocato.