L’“oro rosso” della Lomellina: qui una delle basi dei ladri di rame

Le scorribande dei predoni del rame erano concentrate in una zona ristretta

Parte delle refurtiva recuperata dai carabinieri

Parte delle refurtiva recuperata dai carabinieri

Vigevano (Pavia) 6 dicembre 2018 - Un centinaio di colpi, di cui almeno una trentina in Lomellina. La terra delle risaie era diventata uno dei bersagli preferiti della banda di ladri di rame finita in manette con l’operazione “Black-out” condotta dai carabinieri di Cremona che ha portato all’arresto di otto persone, romeni Rom, e alla denuncia di altre tre persone. Le accuse per tutti sono di furto aggravato e ricettazione. La banda, organizzata e che agiva con estrema sicurezza, aveva due basi operative dai quali i ladri, collegati tra loro, partivano per le loro scorribande. Una era al campo di strada San Marco, nella prima periferia di Vigevano, che è stato recentemente sgomberato e poi smantellato dopo che alcuni mesi fa un blitz dei carabinieri aveva portato all’arresto dieci persone e alla denuncia di altre 14 per furto di corrente elettrica.

La banda era specializzata nel furto di cavi di rame delle linee della media tensione che attraversano le campagne lomelline, zone isolate dove era facile muoversi. I ladri acrobati erano capaci di arrampicarsi sui tralicci e tranciare i cavi che venivano poi recuperati e trasportati altrove con mezzi che quasi sempre venivano rubati per compiere i raid. "È stata una indagine complessa che ha richiesto un anno di lavoro – commenta il maggiore Papaleo, per quattro anni al comando della Compagnia dei carabinieri di Vigevano e ora alla guida di quella di Cremona –. La banda ha colpito in almeno quattro province ma la zona nelle quale ha concentrato la sua attività è stata quella di Pavia e in particolare la zona della Lomellina che, per caratteristiche, bene si prestava a questo genere di azioni. Il risultato operativo che abbiamo conseguito è frutto della sinergia tra i carabinieri delle due città".

Tra il 2016 e il 2017, in Lomellina erano stati numerosi i furti ma anche i ritrovamenti di materiale rubato, che i ladri occultavano in corsi d’acqua per recuperarli in un secondo momento. All’inizio di febbraio del 2016, ad esempio, a Mortara i carabinieri avevano recuperato 340 chili di cavi nascosti in un cavo irriguo; altri 200 chili erano stati ritrovati qualche mese dopo a Olevano. In mezzo i ladri avevano tentato, fallendolo, un colpo a Zeme. Ma l’elenco è lunghissimo: Olevano, Nicorvo, Castello d’Agogna, Alagna, Confienza, Tromello. Altri furti erano stati commessi in altre zone della provincia tra le quali Vidigulfo, Arena Po e Rivanazzano. Le indagini dei carabinieri hanno consentito anche di ricostruire la destinazione finale della merce che veniva piazzata da un pensionato di Corteolona che a più riprese ha acquistato il materiale dai Rom ben conoscendone la provenienza. Anzi in alcuni casi, per accontentare alcuni clienti “di fiducia” era stato lui stesso a indicare gli obiettivi da colpire. Nel corso delle perquisizioni è stata ritrovata parte della refurtiva. Complessivamente, hanno stimato gli investigatori, il valore delle merce rubata dalla banda supera il milione di euro.