In duemila senza studio né lavoro Corsi web per incentivare i giovani

La onlus Piccolo chiostro alla festa di San Mauro ha presentato l’iniziativa informatica contro le povertà

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di Manuela Marziani

Non studiano e non lavorano, sono neet ossia not engaged in education, employment or training. In provincia di Pavia 2mila giovani tra i 24 anni non crede nel proprio futuro quindi non pensa di costruirselo attraverso una preparazione o cercando un’occupazione. Secondo gli ultimi dati presentati dalla Uil, in Lombardia il 15% dei giovani è un neet. Un dato aumentato dopo la pandemia. Se, infatti, nel 2019 il 12,6% dei giovani lombardi non lavorava né studiava, dopo il lockdown il tasso di occupazione dei 15-24enni è sceso al 18,9% (nel 2019 era al 21,4%) e quello di disoccupazione è passato dal 18,1 al 22%. "Non è vero che i giovani non hanno voglia di lavorare - ha commentato Enrico Vizza, segretario generale di Uil Milano Lombardia -, bisogna dare loro una prospettiva. Non possiamo pensare che un giovane possa innamorarsi del lavoro se è costretto ad avere 36 mesi di contratti a termine senza sapere di potersi costruire un futuro". Senza giudicare i giovani che non si danno da fare, ma pensando di poter offrire loro un’occasione, l’associazione Piccolo chiostro nata a Pavia all’interno della parrocchia di San Mauro sta pensando di organizzare un corso d’informatica per i neet. "Vogliamo dare un’opportunità a ragazzi intelligenti che non stavano nei banchi perché avevano una vitalità esplosiva - ha detto il parroco don Franco Tassone - e organizzare per loro un corso di web design. Non intendiamo giudicarli, ma offrire loro la possibilità di spiegare le ali in modo da vederli spiccare il volo". Svolgere un’attività che li interessi avendo a che fare con la creatività e il web che rappresenta il loro habitat naturale potrebbe aiutarli ad uscire dalla zona di comfort. Ritrovarsi insieme a dei coetanei poi potrebbero essere la vincente per affrontare una nuova fragilità che riguarda in modo particolare i giovani che hanno conseguito un diploma e non hanno proseguito gli studi all’università. E di fragilità si occupa il Piccolo chiostro che offre sostegno e ai senza fissa dimora e a chi è in difficoltà. "Sono centinaia le persone che si rivolgono a noi - ha aggiunto don Franco Tassone - e mi rendo conto di quante persone abbiano bisogno di giocare la propria povertà come relazione. Attraverso l’armadio del fratello diamo vestiti a 1.200 persone, 600 delle quali sono bambini. Tutte le sere poi vengono a mangiare alla mensa del fratello un centinaio di persone che cercano una reazione attraverso il cibo perché il cibo è relazione".

Ripercorrendo le orme di San Mauro e dei monaci, il Piccolo chiostro è una foresteria dedita all’accoglienza. "Stiamo aiutando qualche ragazza e qualche ragazzo iraniani - ha proseguito il parroco - perché questa è l’emergenza del momento. E lo facciamo come ha fatto la regina Adelaide alla quale è dedicato l’altare che dobbiamo restaurare. Adelaide era una ragazza di 17 anni sposata al re Lotario e poi a Ottone che ha fatto costruire la chiesa di San Mauro che in realtà è dedicata al Santissimo Salvatore e quella di San Pietro in Ciel d’oro e, chiamando i monaci della Borgogna terra da cui proveniva, ha realizzato tra mille sofferenze la carità. E rilanciamo anche la figura di San Mauro perché i monaci hanno sempre fatto accoglienza".