Il consulente aziendale al lavoro per trovare accoglienza ai profughi

Fabrizio Protti a caccia di posti letto al confine, questa settimana ne ha procurati mille ma ne servivano 40mila

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di Manuela Marziani

Il termometro che scende anche a -10°, una bufera di neve e persone che fuggono con solo quello che indossavano al momento del bombardamento. Fabrizio Protti, 50enne pavese che lavora come consulente aziendale a Siret, località romena al confine con l’Ucraina, sta lavorando per l’accoglienza dei profughi.

"Ieri abbiamo accolto le prime 50 persone in una struttura protetta – racconta – sono donne, bambini e anziani che vivono in una tendopoli sotto una bufera di neve e il gelo. Bisogna trovare altri posti sicuri". Per farlo, nella zona l’imprenditore e i suoi collaboratori stanno effettuando una ricognizione di alberghi, pensioni e b&b dove ospitare a tariffe agevolate chi fugge.

"Se qualcuno ci aiutasse, si potrebbe ospitare al caldo una famiglia per un periodo. Sarebbe un aiuto in questa prima fase. Poi si deve capire chi intenda rimanere in Romania e chi si voglia spostare. Non è nostra intenzione creare centri dove parcheggiare i rifugiati". Protti opera attraverso la Fondazione Emilio Falco e ha un progetto preciso: inserire i richiedenti asilo in strutture lavorative. "Questa settimana sono stati messi a disposizione mille posti letto – prosegue il consulente pavese – che sono pochissimi se si pensa che sono oltre 40mila i profughi arrivati. E sono anche cambiati con il passare dei giorni. I primi a partire hanno trovato una sistemazione in albergo e sono arrivati con la loro auto; finché avranno denaro, staranno bene. Poi sono arrivate le persone che si trascinavano un trolley, quindi avevano avuto il tempo di portarsi via degli abiti. Ora invece arrivano rifugiati con solo quello che indossano. Per chi si vorrà fermare in Romania, un’impresa si è detta disposta ad assumere 100 persone, che sembrano molte, ma sono poche pensando a quanti scappano". Lunedì, in occasione del suo rientro in Italia per incontrare la famiglia, Protti ha avuto modo di confrontarsi con alcuni sindaci pavesi disponibili ad accogliere rifugiati.

"Li ho frenati, non perché non sia necessario ma perché non bisogna agire sull’onda emotiva. In questi giorni sono nate diverse associazioni e i pavesi hanno donato generi di prima necessità. Peccato che qualche trasportatore invece di portarli in Ucraina li abbia lasciati negli empori romeni per farli vendere. Allo stesso modo c’è chi è pronto a sfruttare le persone che arrivano. Tutto questo non è corretto, vogliamo garantire un inserimento sociale a questi rifugiati".