Voghera, il racconto: "I miei tre Daspo dall’assessore Adriatici"

La testimonianza di una 37enne, ex clochard: "Youns aveva dei problemi ma doveva essere aiutato"

Massimo Adriatici

Massimo Adriatici

"Mi dispiace che Youns sia stato descritto male, aveva dei problemi seri ma doveva essere aiutato. All’assessore vorrei dire di cambiare mestiere: avrebbe fatto meglio a dimettersi, invece di autosospendersi, c’era già malcontento riguardo alla sua gestione". G.S., trentasette anni, di Bologna, è la donna destinataria di uno dei primi Daspo urbani disposti dall’assessore alla Sicurezza Massimo Adriatici nell’ottobre 2020, poche ore dopo l’insediamento della Giunta della sindaca Paola Garlaschelli: "Ne ho ricevuti in tutto tre, in realtà", racconta l’ex clochard, che ora ha trovato una casa in provincia di Alessandria. Attorno alla vicenda che la riguarda si scatenò una bufera politica e d’opinione in città, perché i vogheresi l’apprezzano e la conoscono per i modi gentili con cui si rivolge ai passanti.

G.S. sosta di solito sotto ai portici di piazza Duomo e il suo caso finì anche in Consiglio comunale, poiché la disposizione del Daspo nei suoi confronti era stata da molti ritenuta eccessiva: da lì, iniziarono i primi riferimenti ad Adriatici come "l’assessore sceriffo" da parte di alcuni cittadini: "Per tre anni ho vissuto in strada. Due anni fa dormivo da sola in strada e un uomo mi ha infastidita. Ho chiamato Youns e lui gli ha detto di smetterla di importunarmi. Ho reagito male alla sua scomparsa, perché mi ha aiutata tanto".