I furbetti della multiservizi giocavano alle slot nei bar

Scoperti dalla Gdf tre dipendenti infedeli della Broni-Stradella: rubavano rifiuti e in orario di lavoro, oltre all’azzardo, facevano ristrutturazioni in case

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di Nicoletta Pisanu

In quella grande casa di Stradella, i militari della Guardia di finanza di Voghera hanno trovato le taniche con cui, secondo le accuse, il dipendente infedele S.C. avrebbe stoccato per uso personale cinquemila litri di carburante presi da un distributore della città con la carta aziendale della Broni-Stradella.

Nella stessa villa secondo gli inquirenti si recava durante l’orario di lavoro per portare avanti opere di ristrutturazione e svolgere altre faccende personali: la giornata del cinquantanovenne responsabile del servizio di coordinamento del personale impiegato nella raccolta rifiuti della ditta oltrepadana secondo gli investigatori si svolgeva così, tra la dimora e l’ufficio. I suoi due collaboratori, G.G., 45 anni, di Stradella come il suo capo, e A.C., 33 anni, di Castel San Giovanni in provincia di Piacenza, lo avrebbero seguito.

Per la tipologia del loro lavoro avevano la possibilità di muoversi con una certa libertà sul territorio dell’Oltrepo Pavese. Secondo le accuse, non si sarebbero però spostati solo per lecite attività professionali, ma anche per bazzicare in alcuni bar di Broni e di Stradella e giocare ai videopoker, nel corso del 2019 quando non erano ancora entrate in vigore le normative anti coronavirus.

C inoltre li avrebbe convinti, promettendo guadagni poco trasparenti e rinnovi di contratto, a seguirlo a casa e aiutarlo con le ristrutturazioni. Il capo del personale della raccolta rifiuti ora si trova nel carcere pavese di Torre del Gallo, i due collaboratori sono ai domiciliari così come tre imprenditori coinvolti.

Non nel presunto caso di assenteismo, ma nel malaffare contestato dalla Guardia di finanza relativo all’illecito smercio di rottami ferrosi, ai danni della Broni-Stradella dalla cui piazzola ecologica a Broni venivano prelevati. Un losco giro d’affari di circa 100.000 euro in totale, sembra fruttasse a C. circa 40.000 euro all’anno.

Tutti proventi illegali derivati dalla vendita in nero del ferro, ai danni della Broni Stradella e, di conseguenza, trattandosi di un’azienda pubblica, indirettamente anche dei cittadini contribuenti. La mappa del malcostume sconfina: esula infatti dalle colline oltrepadane per includere, tra l’altro anche Gerenzago, dove ha sede una delle aziende coinvolte, e Tortona, in provincia di Alessandria, dove abita uno degli imprenditori.