Il sindaco sceriffo Giancarlo Gentilini: "Mai girare con la pistola"

L'ex primo cittadino leghista di Treviso: "La vittima andava espulsa. Ma no agli assessori armati"

Giancarlo Gentilini, ex sindaco di Treviso (Ansa)

Giancarlo Gentilini, ex sindaco di Treviso (Ansa)

Voghera (Pavia) - Novantadue anni. Per due mandati Giancarlo Gentilini è stato il sindaco "sceriffo" di Treviso nel segno della Lega.

Cosa pensa del fatto di Voghera, con un assessore, un leghista come lei? "Si dovrà capire bene cosa è accaduto. Anzitutto penso che ci sia una responsabilità del sindaco e del prefetto. La persona rimasta uccisa non doveva essere lì. I decreti di espulsione non sono serviti a niente. Da sindaco ho arrestato gente che aveva due o tre decreti di espulsione mai eseguiti". Ma qui c’è un assessore che ha sparato. "Ci arrivo. Certamente ha sbagliato a girare con la pistola in tasca. Forse questo gli dava una illusione di sicurezza superiore a quella che gli poteva venire dalle forze dell’ordine. Mi è capitato di conoscere diverse persone che andavano armate perché trovavano nell’avere in tasca la pistola, magari con il colpo in canna, una sicurezza che non ricevevano della autorità. Non è la cosa migliore. Non siamo nel West o nei film dove le Colt sparano all’infinito. Girare armati non è ammissibile, soprattutto per un amministratore, un assessore alla sicurezza. Da sindaco, ho armato la polizia locale, ma nei miei vent’anni di gestione mai avrei permesso che un mio assessore circolasse armato". Non ha mai avuto la tentazione di procurarsi il porto d’arma? "Mai. E mai ho avuto la tentazione di richiederlo. Anche se di minacce ne ho ricevute. Ho provato a vivere con un poliziotto a un metro. Sa quando ho usato un’arma? Appena finita la guerra di armi ne giravano in quantità. Con dei miei amici avevano un Mauser tedesco. Gli avevamo levato la filettatura e lo caricavamo a pallini per andare a caccia. Personalmente non ho mai ritenuto di fare il porto d’armi o di incoraggiare i miei assessori a farlo. E poi immagini una cosa". Cosa? "Immagini se mi avessero trovato con la pistola in tasca. Le orde barbariche e comuniste mi avrebbero distrutto". Le sue fotografie con una pistola in pugno. "Armi giocattolo. Nel 2013 me le hanno distrutte. Le foto dove apparivo armato erano fatte giusto per giocare e anche per fare capire cos’è un’arma, una cosa seria, con cui ci si può sia difendere sia offendere. Non ho mai creduto nelle pistole. Invece ho sempre creduto nell’ordine pubblico e l’ho dimostrato nella mia amministrazione, gentiliniana e leghista, di Treviso". Le faceva piacere di essere chiamato sceriffo? "Sono lo sceriffo d’Italia numero 1, nominato con un decreto del governatore del North Carolina. La stella da sceriffo fa bella mostra di sé sulla mia macchina. L’ho ricordato anche a Luca Zaia quando ha detto che a Oderzo è necessario un sindaco-sceriffo. A Trump avevo scritto a suo tempo: ‘Io sono uno dei tuoi’". Chi erano quelli a cui non piaceva il sindaco Gentilini? "Dicevo quello che il popolo voleva. Se mi avessero seguito anche per i migranti non saremmo a questo punto".