Omicidio Garlasco, messa in ricordo di Chiara Poggi. Ron legge lettera di san Paolo

Durante la celebrazione un solo riferimento all’omicidio e alla figura di Alberto Stasi, quando il parroco rivolge un invito ai fedeli: "Preghiamo per Chiara e per coloro che sono colpevoli della sua morte"

Ron

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Garlasco, 14 agosto 2017 - La voce di Ron non porge una delle delicate, intense canzoni che hanno accompagnato più generazioni. Nella parrocchiale della Beata Vergine Assunta di Garlasco, il cantautore legge la lettera di san Paolo ai Romani, dove l’apostolo si rammarica perché il popolo ebreo non ha riconosciuto in Gesù il Figlio di Dio, vorebbe essere lui l’escluso e non il suo popolo. È un momento di intensa commozione nella messa di commemorazione di Chiara Poggi a dieci anni dalla morte. «In quel periodo - spiega Ron al termine della funzione - ero in Meridione. Sono di Garlasco e la notizia mi colpì moltissimo. Mio padre era amico del papà di Chiara. Ecco perché sono qui oggi».

Chiesa gremita. I genitori, Giuseppe e Rita, il fratello di Chiara, Marco, composti e dignitosi come sempre. Compostezza e dignità che questi dieci anni di passione non hanno scalfito. Per tutta la durata della celebrazione c’è un solo riferimento all’omicidio e alla figura di Alberto Stasi, l’ex fidanzato che sconta una condanna definitiva a 16 anni di reclusione. È quando, poco prima dell’omelia, il parroco, don Angelo Croera, rivolge un invito ai fedeli: «Preghiamo per Chiara e per coloro che sono colpevoli della sua morte». «Sono certo - dice poi il sacerdote - di avere interpretato con questo anche il sentimento della signora Poggi». È stata una lunga giornata. In mattinata, evitati i giornalisti con un sorriso e un cenno di saluto, i genitori di Chiara sono usciti in auto dal villino di via Pascoli e hanno raggiunto il piccolo cimitero di Pieve Albignola. Nella cappella di famiglia hanno deposto un mazzo di rose candide sulla tomba e un biglietto con scritto: “Per Chiara”. Per loro è stata un’altra giornata di dialogo silenzioso con quella figlia perduta, eppure sempre presente.