Ex Fibronit, l’ultima bonifica non può decollare

Il sito della fabbrica killer è sotto sequestro da maggio dopo l’inchiesta sui lavori del secondo lotto

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Poteva (e secondo alcuni doveva) essere uno degli ultimi tasselli del lungo iter iniziato oltre 20 anni fa ed invece il 2022, per la bonifica dell’amianto a Broni, si è chiuso con una serie di “intoppi“. Il primo è stato l’inatteso ko per il progetto del nuovo liceo (quello attuale è in amianto) non ammesso ai fondi del Pnrr per un errore procedurale. La provincia di Pavia assicura: "Cercheremo risorse altrove". Poi lo stop causa sequestro dell’area dell’ex fabbrica Fibronit disposto dalla magistratura per un’inchiesta riguardante presunte irregolarità nel secondo lotto di bonifica con conseguente emissione di otto avvisi di garanzia e il coinvolgimento di un’azienda di Reggio Emilia, specializzata nel settore. "Noi siamo parte lesa e se ci dovesse essere un rinvio a giudizio ed un processo – dice il sindaco di Broni, Antonio Riviezzi – ci costituiremo parte civile". Fino a che dura il sequestro, però, non si potrà procedere con il terzo ed ultimo lotto di bonifica anche se l’epicentro della lavorazione dell’amianto è stato bonificato con il secondo lotto conclusosi nel 2021. L’incubo amianto che non riguarda solo Broni, però, non è affatto esorcizzato: forse la curva dei decessi non cresce più come qualche anno fa, ma non si intravvede ancora l’attesa e netta inversione.

L’Avani, associazione vittime amianto di cui è presidente Silvio Mingrino, già da tempo, aveva avvertito: "L’amianto non si ferma ai confini comunali". Pur con un censimento probabilmente incompleto (non tutti i casi sono stati denunciati come conseguenza dell’amianto) dal 1990 in poi, le vittime sarebbero più di mille. Broni ha chiesto l’estensione del Sin, sito di interesse nazionale, a tutto il perimetro del comune, per avere fondi in più e puntare all’obiettivo “amianto zero“.Pierangela Ravizza