Esami oncologici e per l’Hiv crollati nel 2020

I nuovi casi di tumori potrebbero aumentare del 21% entro il 2040

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Un milione di diagnosi oncologiche non eseguite nel 2020 e il 56% di diagnosi Hiv in meno rispetto ai tre anni precedenti. È stato molto duro l’impatto della pandemia sulle patologie acute e croniche. I dati emergono da uno studio effettuato dalla Fondazione The Bridge con Università di Pavia, Intexo e Simeu. "Questa pandemia ha mostrato la debolezza della ‘logistica’ del sistema sanitario nazionale - ha commentato Alessandro Venturi, professore di diritto amministrativo dell’Università di Pavia, membro del comitato strategico di Fondazione The Bridge e presidente del San Matteo –: la gestione interna degli ospedali ha penalizzato altri reparti invasi dai pazienti Covid. E il sistema è ancora sotto pressione". Nel 2020 le diagnosi mancate ammontano a un milione e si prevede un incremento di nuovi casi che potrebbero aumentare del 21% entro il 2040; le interruzioni che si sono registrate nella regolare assistenza ai pazienti, tra il 2020 e il 2021, avranno conseguenze specialmente per quanto riguarda i tumori individuati in stadio avanzato.

Rispetto all’Hiv, è stato registrato un forte calo per quanto riguarda lo screening, stimato intorno il 56% rispetto ai 3 anni precedenti, con picco tra marzo e maggio (-71,9%), le cui ripercussioni si vedranno nel medio periodo. Inoltre, è stato riportato un rischio maggiore di sviluppare sintomi ansiosi, depressivi e stress correlati, l’aumento di dipendenze patologiche e di consumo di farmaci non soggetti a prescrizione come gli ansiolitici e gli psicotropi. E nel primo anno di pandemia molte persone hanno annullato appuntamenti per visite e controlli (86%), per paura di accedere ai servizi sanitari e di recarsi in ospedale anche se i servizi funzionavano. Manuela Marziani