Elena Madama, investita dall’auto pirata: "Non mi fermo, voglio sposarmi"

Pavia, 15 anni al moldavo che la travolse e la trascinò per 700 metri

Maria Elena Madama

Maria Elena Madama

Pavia, 12 settembre 2016 - «Da quel giorno la mia vita è cambiata, ora voglio viverla con tranquillità». Elena Madama, la consigliera comunale del Pd che due anni fa è stata travolta da un’auto rubata e trascinata per 700 metri in pieno centro a Pavia, è una ragazza dolce e tenace. Era in aula quando l’altro giorno Radion Suvac, moldavo di 27 anni, è stato condannato a 15 anni di reclusione per l’incidente che, il 12 novembre 2014, coinvolse l’allora 26enne. Per i giudici c’era lui al volante dell’Opel Insignia che ha investito la giovane praticante legale.

Elena, come commenta la sentenza?  «Da giurista in erba dico che le sentenze si commentano solo quando passano in giudicato».

Si sente meglio adesso che si è chiuso un capitolo?  «Sono tranquilla come prima. Per me non è cambiato molto, nella giustizia ci credevo e spero di tornare in qualche modo a crederci appieno. Però non si è chiuso un capitolo. A livello giuridico la vicenda si chiude solo quando le sentenze passano in giudicato».

Che cosa prova nei confronti di Suvac?  «Bella domanda: in verità non è che me lo sia mai chiesto. Forse cerco di evitare di pensarci, non sono ancora pronta. Chi era alla guida di quell’auto è un assassino volontario. Non vado oltre». 

A causa di quell’incidente lei ha vissuto un lungo calvario.  «Ho trascorso dieci mesi in ospedale tra Pavia, il Niguarda di Milano e San Pellegrino. Dopo 7-8 mesi mi è stato possibile uscire dall’ospedale per qualche ora, ma non più di quattro la domenica». Devono essere stati durissimi quei mesi.  «Terribili e non le descrivo l’emozione della prima notte trascorsa a casa mia dopo un tempo tanto lungo».

Adesso come sta?  «Abbastanza bene, ho ripreso la pratica legale, ma per motivi di riabilitazione non riesco ancora a farla come vorrei. In futuro vorrei svolgere la libera professione, vedremo che cosa accadrà. Tutto dipende dal mio recupero fisico».

Dove trova la forza per andare avanti?  «Mi viene da quando ero piccola. A posteriori ritengo che questa sia stata la mia fortuna, perché da sempre ero abituata a cavarmela e, se non stavo bene, pazienza, il giorno dopo sarei stata meglio».  Quando ha avuto l’incidente aveva in mente di sposarsi. Ha lo stesso progetto?  «Sì, ma non ho date in scadenza. I progetti ci sono, diciamo che non vivo più alla giornata ma di mese in mese, di più è impossibile. Non ho davvero idea se evolvo e ho ancora degli appuntamenti chirurgici dei quali non voglio parlare». È andata in vacanza quest’anno?  «Sì, finalmente. L’anno scorso non avevo potuto. Sono rimasta ricoverata fino a settembre e poi dopo ho iniziato il passaggio dalla carrozzina al deambulatore. Non ero in condizione di andare in vacanza». Ha passato un periodo al mare e un altro in montagna, che cosa preferisce?  «Il mare senza dubbio, mi piace molto giocare in acqua. Il mare fa bene quando devi fare riabilitazione». In consiglio comunale lei presiede la commissione Servizi sociali, è cambiato il suo impegno politico dopo l’incidente?  «No, ho sempre la medesima passione per la mia città, anzi ancora di più. La mia Pavia mi ha protetto per diversi mesi, la città è sempre stata presente e vicina, devo impegnarmi ancora di più per lei».