Caso Eitan, la zia paterna è arrivata in Israele. "Obiettivo? Riportarlo in Italia"

Aya Biran "è stata accompagnata da poliziotti all'uscita dell'aeroporto, visto che ha ricevuto pesanti minacce sui social"

Aya Biran, la zia del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia

Aya Biran, la zia del piccolo Eitan, unico sopravvissuto alla tragedia della funivia

Pavia, 19 settembre 2021 -  E' arrivata in Israele Aya Biran, la zia paterna e tutrice legale di Eitan, il bimbo di sei anni unico sopravvissuto della sua famiglia alla  tragedia della funivia del Mottarone. La possibilità era stata annunciata sabato dagli zii paterni del piccolo. Una settimana fa, Eitan è stato portato nello Stato ebraico dal nonno il quale, con la scusa di fargli visita, lo ha portato con sé in Svizzera per poi partire alla volta di Tel Aviv.  Aya Biran "è stata accompagnata da poliziotti all'uscita dell'aeroporto, visto che ha ricevuto pesanti minacce sui social media e nei commenti relativi ad articoli pubblicati dalla famiglia Peleg", ha riferito Or Niko, marito della donna.  

"Obiettivo" della signora Biran-Birko è "di riportare Eitan a casa sua in modo pacifico e senza ritardi", ha aggiunto in Israele il portavoce Eytan Har-Or confermando l'arrivo della affidataria della tutela del piccolo sopravvissuo.  Aya Biran-Birko dovrà ora entrare in quarantena. L'arrivo in Israele - ha spiegato il portavoce - è "avvenuto a seguito del rapimento illegale di Eitan sul quale in Italia è stata avviata una indagine penale con il sospetto di circostanze aggravate". La signora Biran-Birko - ha proseguito dopo aver ricordato che in Israele "è in corso una indagine penale nei confronti dei rapitori" - è "turbata dalle informazioni circa lo stato psicologico e mentale di Eitan e di quanto viene compiuto dai suoi rapitori nel lungo periodo che è nelle loro mani". "La casa di Eitan - ha spiegato - è in Italia". Eitan deve rientrare "senza ritardi affinchè possa proseguire i suoi studi in prima elementare che aveva iniziato una settimana prima del rapimento e che aspettava con ansia e a cui si era preparato molto. E che possa proseguire le cure di riabilitazione e di sostegno mentale in corso, interrotte a causa del rapimento". "I suoi zii, i nonni in Israele e le cugine, per Eitan sorelle, i suoi compagni di studio, l'equipe medica e la Comunità ebraica aspettano il ritorno del piccolo Eitan - ha aggiunto il portavoce - alla routine e alla stabilità, così importanti dopo il disastro". "La famiglia Biran - ha concluso Har-Or - chiede a tutti media di non pubblicare le immagini del minore a viso scoperto e che sia rispettata la sua privacy".

"Gli fanno il lavaggio del cervello"

Intanto, gli avvocati israeliani della zia paterna di Eitan, Aya Biran si sono detti preoccupati per le condizioni del bambino. "Anche se Eitan appare in condizioni fisiche buone, è preoccupante notare nel piccolo chiari segni di istigazione" hanno sottolineato gli avvocati Shmuel Moran e Avi Chini, che assistono in particolare per la richiesta che venga applicata la convenzione dell’Aja. I timori sono sorti dopo l’incontro avvenuto ieri tra lo zio paterno dell’unico superstite della tragedia del Mottarone e il piccolo. L’uomo, Hagai Biran, insieme alla moglie è stato nell’appartamento in cui il bambino si trova con il nonno Shmuel Peleg in un grattacielo alle porte di Tel Aviv. "Questa mattina - ha affidato a una nota Gadi Solomon portavoce della famiglia Peleg in Israele - Hagai e sua moglie hanno visitato il piccolo nella casa di Shmuel Peleg. I due sono stati con Eitan in privato e hanno giocato con lui un po’ più di un’ora. Durante la visita è stato proposto loro di telefonare ad Aya in Italia o ai genitori di Amit, ma loro hanno preferito non affaticare oltre Eitan". Diversa è la versione fornita dagli avvocati della famiglia Biran, secondo i quali "purtroppo Hagai Biran e sua moglie ci hanno riferito di aver concluso l’incontro in allarme per le condizioni del bambino. Anche se Eitan sembra in buone condizioni fisiche. Era preoccupante notare nel piccolo Eitan chiari segni di istigazione e di lavaggio del cervello. Questo è un vero danno. Per noi il ritorno di Eitan nella sua casa in Italia sembra più urgente che mai". Secondo i legali "contrariamente alla famiglia dei rapitori che riferisce in tempo reale della vita del minore come se partecipasse a un reality, noi e la famiglia Biran pensiamo che in questo momento la cosa più opportuna e necessaria sia di proteggere la privacy e l’intimità di Eitan".