Eitan rapito, lo zio: "Andremo in Israele"

Or Nirko : le mie figlie tutte le mattine corrono al suo letto a cercarlo. Non dormiamo da tre giorni e mia moglie è a pezzi

 Or Nirko  lo zio di Eitan

Or Nirko lo zio di Eitan

Travacò Siccomario, 16 settembre 2021 - «Tutte le mattine le mie bambine si svegliano e corrono al letto di Eitan per vedere dov’è, ma Eitan non c’è e non sappiamo dove sia". Incontrando i giornalisti che lo aspettavano davanti a casa, Or Nirko lo zio paterno dell’unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone, ha raccontato come scorre la vita nella villetta in cui il bambino si era trasferito dopo l’incidente. "Non dormiamo da tre giorni - ha aggiunto il marito di Aya Biran senza mai togliersi un paio di occhiali scuri -. Mia moglie è a pezzi. Eitan ci manca, gli vogliamo bene".

Avete per caso saputo dove si trovi il bambino? "Sicuramente con dei familiari, ma non vogliono farci sapere dove sia e con chi ci trovi". Crede che Eitan abbia paura? "Non penso abbia capito di essere stato rapito, forse pensa di trovarsi in vacanza, anche se quando è uscito di casa sabato gli è stato detto che sarebbe andato a comprare tanti giocattoli. È uscito tutto sorridente. Eitan ha bisogno di stabilità, di tornare e riprendere la sua psicoterapia e fisioterapia". Ora il nonno Shmuel Peleg si trova agli arresti domiciliari, è un passo avanti verso una soluzione della vicenda? "È l’inizio di una strada ancora lunga, che non so quando finirà. Noi abbiamo fiducia nelle autorità italiane e israeliane perché mettano fine a questa saga. Siamo in contatto con le diplomazie, siamo nelle loro mani". L’altra sera sua moglie è riuscita ad avere un breve colloquio con Eitan. "Sì, è vero, ma preferisco non rivelare che cosa si sono detti, sono cose private. Di certo, dal momento della tragedia non siamo mai stati tanto tempo senza sentire Eitan". È vero che lei e sua moglie state pensando di andare in Israele? "Certo, ma non vi dico quando perché non vorrei ritrovarmi l’aereo pieno di giornalisti. Andremo e speriamo di poter tornare con Eitan perché i Peleg continuano a ripetere che i suoi genitori volevano tornare in Israele e che anche Eitan voleva tornare in Israele, ma non è così. Per Eitan la sua casa è qui, parla l’italiano meglio dell’ebraico. E’ arrivato quando aveva poco più di un mese ed è cresciuto qui. In Israele andava per le vacanze, chi non ama i posti dove va in vacanza? Anche io mi ricordo con nostalgia di tutti i posti in cui sono stato, ma vivo qui". Avete cercato un confronto con i Peleg? "Certo e siamo ancora aperti a un dialogo. Fin dall’inizio abbiamo provato a parlare con loro anche con l’aiuto della Comunità ebraica di Milano, ma per i Peleg non hanno mai voluto sentire ragioni, o Israele o niente. Noi abbiamo dato loro la massima fiducia autorizzando incontri lunghi col bambino. Di questa fiducia però hanno fatto cattivo uso". Temevate che potessero rapire Eitan? "Sì e ne avevamo anche parlato con i giudici, ma in un Paese con i confini aperti chi vuole portare via una bambino, può farlo. I Peleg in Israele aveva fatto una raccolta fondi e ottenuto 200mila euro. Credo che abbiano avuto tanti complici, i nonni non potevano fare tutto da soli anche perché all’aeroporto di Lugano, che conosco, devi chiedere dei permessi speciali per arrivare in Israele, non è facile partire e arrivare nell’area Vip di Tel Aviv". Alle sue figlie ha spiegato che cosa sta accadendo? "Sì, abbiamo detto loro tutta la verità e stanno soffrendo molto. Un’amica le ha portate via perché non possono vivere assediate dai giornalisti. Anche noi, oltre ad Eitan abbiamo bisogno di un ritorno alla normalità". E i residenti a Travacò Siccomario lo sanno bene tanto che ai giornalisti davanti al cancello un uomo da un’auto grida: "Lasciate in pace quella povera gente".