Caso Eitan, la famiglia materna: "La zia non ci ha portato il bimbo". Lei: "Non mi fido""

Non si ferma la disputa tra le famiglie del piccolo, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone

Aya Biran Nirko, la zia paterna di Eitan (Ansa)

Aya Biran Nirko, la zia paterna di Eitan (Ansa)

Pavia, 26 ottobre 2021 - Non si ferma la disputa fra le famiglie di Eitan Biran. Ieri il tribunale di Tel Aviv ha stabilito che il bambino, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, deve rientrare in Italia, dove risiede la zia paterna, Aya Biran. Sentenza non ancora definitiva, perché suscettibile di ricorso.

Oggi la famiglia della madre ha accusato la donna di non aver restituito ieri sera il bimbo, violando gli accordi sull'alternanza della routine del minore. I giudici avevano infatti disposto l'affidamento congiunto temporaneo tra la zia italo-israeliana e il nonno israeliano, in attesa dell'esito del processo. L'accordo prevedeva che il bambino stesse tre giorni con la zia e tre con il nonno materno Shmuel Peleg.  I Peleg si sono rivolti alla Corte "nella speranza che questa volta si comprenda la misura in cui la decisione di ieri sia subito diventata un'arma micidiale nelle mani di Aya Biran", ha fatto sapere il legale della famiglia Gadi Solomon.

Dopo la sentenza di ieri - ha spiegato il portavoce di Peleg - "Aya Biran Nirko avrebbe dovuto consegnare Eitan alla casa di suo nonno Shmuel, così come era stato concordato fra parti e convalidato dal Tribunale". "La sua decisione di impedire alla famiglia Peleg di vedere il nipote Eitan - ha continuato - è la dimostrazione totale di tutto quanto su cui la famiglia Peleg metteva in guardia e temeva". Sempre secondo la denuncia di Solomon, Aya Biran Nirko "considera la sentenza del Tribunale come una convalida ufficiale che può impedire alla famiglia di sua madre, la famiglia Peleg, di essere parte della sua vita". "Mentre da un  lato sventola convenzioni e leggi, Aya - ha sottolineato - calpesta brutalmente l'accordo da lei firmato, ed impedisce alla famiglia Peleg di trascorrere 'momenti di grazià col loro amato nipote". 

Aya Biran ha fatto sapere al Tribunale israeliano di non aver riportato il bimbo ieri sera ai nonni materni, come prevedevano gli accordi sull'alternanza della routine del minore, perché nella sentenza con cui ieri la giudice ha deciso che il bimbo dovrà tornare in Italia - sulla base della Convenzione dell'Aja - questo aspetto non è stato normato. In particolare, a quanto si è saputo da fonti legali, la zia tutrice avrebbe spiegato al Tribunale che il bimbo è al sicuro con lei e che non si fida, invece, dei Peleg e per questo lo sta tenendo con sé. La zia, tra l'altro, come emerso già ieri, per ora non potrà tornare in Italia col bimbo, perché deve attendere il termine (7 giorni al massimo da ieri) entro il quale il nonno può presentare ricorso contro il verdetto, con la possibilità, tra l'altro, di chiedere in prima battuta la sospensione dell'esecutività della decisione.