Comandava per il boss, ma il gip non fa arrestare la donna Imma di Pavia

Ora non potrà più continuare a gestire gli affari illeciti. La base operativa in un'officina di Bollate

Imma Savastano è interpretata da Maria Calzone in Gomorra

Imma Savastano è interpretata da Maria Calzone in Gomorra

Pavia, 15 marzo 2018 - Il boss è di nuovo in carcere, la sua compagna ancora una volta libera. Ma ora non potrà più continuare a gestire gli affari illeciti come “donna Imma” della nota serie televisiva Gomorra, perché questa volta a finire in carcere è stata praticamente tutta l’organizzazione criminale. Secondo l’accusa era lei, la donna del capo, ad aver assunto il controllo della banda e a dare istruzioni ai sodali. Ma il gip ha rigettato, nei suoi confronti, la richiesta di carcerazione. Sono 24 (sui 29 indagati complessivi) i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere disposta dal gip di Milano, Roberta Nunnari, su richiesta del sostituto procuratore Maurizio Ascione.

Le indagini, iniziate nel 2015, sono state condotte dalla Guardia di Finanza di Pavia, che ripercorrendo la catena dello spaccio di droga, partendo dal mercato pavese, non si è fermata né ai venditori al dettaglio, né ai grossisti, ma è arrivata fino agli importatori dello stupefacente. Nel corso delle indagini sono state sequestrate oltre 2 tonnellate di droga, soprattutto hascisc fatto arrivare dalla Spagna, ma anche cocaina dall’Albania. Non a caso le Fiamme gialle pavesi sono state supportate dai colleghi dello Scico (Servizio centrale investigativo criminalità organizzata) nell’operazione denominata «Fumo e piombo», perché oltre alla droga l’organizzazione trafficava anche in armi.

«Frate, li vuoi comprare 5 cannoni nuovi col silenziatore?» dice il 2 dicembre del 2015 in un’intercettazione ambientale nell’officina di Bollate che era la base operativa del gruppo, L.B, 51enne milanese ritenuto uno dei due responsabili dell’organizzazione, insieme a M.I., 38enne milanese di Garbagnate. Dal 22 dicembre 2015 al 21 gennaio 2016, lo stesso L.B. era, per altro motivo, finito in carcere a Monza. E in quel periodo la sua compagna, di soli 23 anni, assumeva il ruolo di “donna del capo”, «sicuramente seguendo la formazione impartita dallo stesso compagno - si legge nell’ordinanza - e molto verosimilmente emulando le figure femminili delle fiction televisive del genere crime», tanto che veniva accostata dagli stessi indagati alla figura di «donna Imma» di Gomorra. Nei suoi confronti però il gip, come nei confronti di altri 4 indagati, ha rigettato la richiesta della misura cautelare. Sono stati sequestrati beni per oltre 2 milioni di euro, tra cui le quote di 9 società attraverso le quali veniva riciclato il denaro ricavato dai traffici illeciti.