Danze ottocentesche, è un boom "Trasmettiamo i valori di una volta"

Pavia, l’insegnante Elisabetta Riboldi: nelle figure di ballo cerchiamo di mettere insieme bellezza e armonia

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di Manuela Marziani

Jeans strappati di giorno, abiti lunghi ricchi di pizzi e merletti la sera. Rossella O’Hara si aggira per le strade di Pavia tra ventagli e crinoline con accanto un Rhett Butler che magari non è Clark Gable, ma si applica per diventarlo. In mezzo a tanta tecnologia, anche chi è cresciuto a pane e smartphone guarda al passato e a quello che ha rappresentato. Lo fa a passo di danza purché siano danze ottocentesche. Una decina le persone dai 30 ai 50 anni iscritte al corso a Pavia. Adulti che prendono gli appuntamenti in chat, ascoltano musica rock, eppure una volta alla settimana, fanno un salto nel tempo. "Vogliamo far rivivere i valori dell’Ottocento - dice Elisabetta Riboldi, social media manager e insegnante di danze ottocentesche insieme a Fabio Mollica -, un mondo ideale in cui il rispetto per le altre persone e per ciò che è bello convivono. Nelle piccole figure di danza cerchiamo di mettere insieme bellezza e armonia". Abiti cuciti appositamente da sarte specializzate che trovano le immagini dei vestiti e li ripropongono con una particolare cura e una maniacale attenzione al dettaglio. Su musiche come quadriglie, contraddanze, valzer, mazurka e polka i ballerini si muovono dimenticando di essere nel 2022.

"La nostra intenzione è creare una rete di relazioni - aggiunge Elisabetta Riboldi -. Per questo è nata la Società di danza fondata a Bologna nel 1991 che si è diffusa in 70 città d’Italia e ha 2000 soci impegnati nella diffusione e la pratica di danze storiche con particolare riferimento alle danze di società del XIX secolo. In particolare si vuole ricostruire un sistema di danza basato sulla tradizione europea del secolo scorso". Partite nel secolo scorso, le danze storiche si erano diffuse molto prima della pandemia, poi però l’attività si è dovuta fermata e da ottobre è ripresa con allenamenti una volta alla settimana. "Dopo il Covid che ci ha impigriti e isolati - dice ancora l’insegnante - è importante trovare l’occasione per muoversi e incontrare altre persone. Certo è innegabile che molti abbiano ancora paura perché la danza implica un contatto, una vicinanza e, dopo un isolamento, le barriere imposte dalle mascherine e il distanziamento, ci sono ancora delle remore ad avvicinarsi a chiunque".

Oltre 50 gli appassionati a Milano, più di 70 a Bergamo e poi altri a Cremona, Napoli, Lucca, Salerno: le danze ottocentesche si stanno diffondendo in tutta Italia toccando diverse generazioni. "Sono adatte a tutti - sottolinea la giovane insegnante -. Partecipano persone dai 35 ai 75 anni, ma ci sono anche alcuni liceali iscritti". Giovanissimi che non passeranno dal saggio della scuola a quello di fine anno. Dopo aver ballato per un’intera stagione, le dame indosseranno abiti lunghi e ricchi di merletti e danzeranno con i loro cavalieri in splendidi palazzi privati e ville da sogno. "Prima del Covid abbiamo organizzato un gran ballo a palazzo Malaspina - annuncia Elisabetta Riboldi -. In primavera vorremmo organizzare il ballo del Ticino facendolo diventare il ballo della città". Sarà un tuffo negli anni in cui dame e cavalieri si incontravano e si innamoravano grazie a un giro di valzer, sotto sfarzosi lampadari.