Covid: i ragazzi come reduci di guerra

Indagine dell’Istituto Mondino tra gli adolescenti: dopo 14 mesi di pandemia il 79% presenta segni di disturbo post traumatico da stress

Le conseguenze (L'Ego-Hub)

Le conseguenze (L'Ego-Hub)

Pavia - Una «pentola a pressione» giunta ormai al limite: sarebbero così gli adolescenti dopo 14 mesi di pandemia. Lo hanno raccontato in un questionario proposto dall’Istituto Neurologico Mondino di Pavia tra maggio e giugno dello scorso anno, al quale hanno risposto 1.647 adolescenti e preadolescenti (il 69% femmine) di 18 regioni italiane. Il 79% degli interpellati presenta uno o più segni clinici riconducibili a un disturbo post traumatico da stress acuto (29%) e cronico (50%). "La sofferenza sta travolgendo i ragazzi – dice Luca Capone, della Neuropsichiatria infantile del Mondino, che ora ha elaborato un nuovo questionario –. Le richieste di ricovero sono aumentate del 100%, a volte i pazienti ci arrivano dal pronto soccorso, altre volte sono le famiglie a portarceli".

Tentativi di suicidio aumentati del 50%, gesti autolesionistici, disturbi alimentari triplicati da ottobre a dicembre, sono alcuni dei problemi che i ragazzi presentano e che nei casi più seri richiedono il ricovero in uno dei 20 posti letto del reparto, sempre tutti occupati. "Stanno emergendo tutte le fragilità degli adolescenti – aggiunge il dottor Capone – che una volta tenevamo sempre occupati e poi li abbiamo bloccati, colpevolizzandoli se si ammalava di Covid un nonno. Nel nuovo questionario che si trova sull’home page del Mondino abbiamo inserito una nuova parte, nella quale chiediamo che cosa possiamo fare noi adulti per aiutare i ragazzi. Le risposte che riceviamo sono in gran parte rabbiose, oppure commoventi. Dobbiamo aiutare questi giovani a costruirsi un futuro che ora non riescono a vedere".

Dopo la didattica a distanza e l’isolamento, adesso che i ragazzi sono tornati a scuola si sono dovuti confrontare con una serie di verifiche e di interrogazioni che faticano a reggere: «Il pericolo adesso è rappresentato dalla dispersione scolastica – prosegue Luca Capone, che lavora con il professor Renato Borgatti, Martina Mensi, Chiara Rogantini e Marika Orlandi – Noi effettuiamo interventi nelle scuole e talvolta ci imbattiamo in ragazzi che non hanno tollerato la violazione del loro spazio. A luglio e agosto continueremo a lavorare per preparare il rientro in classe, ma la scuola non può ricominciare come si è interrotta. I cinesi, che affrontano più frequentemente le pandemie, ci dicono che gli effetti del Covid si vedranno per i prossimi 5 o 9 anni a parrtire dal momento in cui tutto sarà finito. Ci sta arrivando addosso – conclude l’esperto – uno tzunami che stiamo affrontando stremati, perché abbiamo una lunga lista d’attesa (25 persone prima di Natale), ambulatori, servizi e riusciamo a ricoverare soltanto i casi più gravi"