Covid: nutrirsi bene a inizio ricovero può salvare la vita

Lo studio di San Matteo e Fondazione Cà Granda: l’obesità comporta più rischi

Il dottor Riccardo Caccialanza

Il dottor Riccardo Caccialanza

Pavia - Un adeguato supporto nutrizionale nei primi quattro giorni di ricovero per Covid può ridurre il numero dei decessi. Lo sostiene uno studio effettuato da un gruppo di clinici e ricercatori del San Matteo e della Fondazione Ca’ Granda ospedale Maggiore di Milano su 222 pazienti ricoverati in Terapia intensiva durante la prima ondata. Lo scopo del lavoro, il primo di questo genere, che è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista di settore “Clinical Nutrition“, era verificare la relazione tra l’apporto nutrizionale e il risultato clinico, prendendo in considerazione anche fattori diversi, come l’obesità. La conclusione è stata che un inadeguato apporto nutrizionale durante il ricovero in Terapia intensiva è associato a un maggiore tasso di mortalità per i pazienti affetti da Covid 19.

I ricercatori hanno osservato che i pazienti in assistenza respiratoria che hanno ricevuto un supporto nutrizionale adeguato ai fabbisogni calorici stimati hanno avuto una minore mortalità. I risultati hanno, inoltre, confermato che l’obesità moderata è associata a un più alto rischio di mortalità, mentre quella grave sembra comportare anche un significativo ritardo nello svezzamento dalla ventilazione artificiale invasiva.

«Siamo soddisfatti dei risultati ottenuti grazie alla collaborazione instaurata con i colleghi del Policlinico di Milano – spiega Riccardo Caccialanza , direttore della nutrizione clinica del San Matteo -. Garantire un adeguato supporto nutrizionale ai pazienti in Terapia intensiva è spesso problematico. Le modalità e le tempistiche ideali di somministrazione dei nutrienti sono oggetto di dibattito scientifico, ma i nostri risultati sottolineano che è importante cercare di soddisfare al meglio i fabbisogni nutrizionali nel più breve tempo possibile in tutti i pazienti, compresi quelli obesi".