Cava Manara, niente discarica cemento-amianto: il Tar dà ragione ai piccoli Comuni

Il Tribunale ha definitivamente respinto il ricorso di Risorse Future: stop al progetto di Cava Villa

Il sindaco di Cava Manara Michele Pini: "Ne usciamo ancora vincitori"

Il sindaco di Cava Manara Michele Pini: "Ne usciamo ancora vincitori"

Cava Manara (Pavia) - La discarica di cemento-amianto dell’ex cava Villa non s’ha da fare. Il tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso della Risorse Future, la società che oltre 10 anni fa aveva proposto la realizzazione di un punto di stoccaggio al confine tra Cava Manara e San Martino Siccomario. Il pronunciamento arrivato dopo l’udienza che si è tenuta il 28 aprile è soltanto l’ultimo in ordine di tempo per un’opera che il territorio aveva bocciato e che la Regione nel 2017 non aveva autorizzato. Risorse Future aveva però impugnato gli atti di diniego all’autorizzazione, ritenendo "l’opera perfettamente legittima tanto più che nel frattempo era stata autorizzata una discarica analoga a Ferrera Erbognone".

Per ridurre il consumo di inerti naturali e gli impatti ambientali il progetto prevedeva il riempimento degli spazi nel settore B di Cava Manara con eternit trattato e imballato e nel settore A di San Martino con rifiuti inerti. Il tutto con un passaggio in trincea per mitigare l’impatto visivo del tratto autostradale locale e quello legato alla rumorosità del traffico veicolare. "Con l’aiuto dell’avvocato Paola Brambilla e il sostegno dei Comuni limitrofi - ha detto il sindaco di Cava Manara Michele Pini - ne usciamo ancora vincitori. Non avevamo dubbio alcuno, ma abbiamo dovuto attendere cinque anni perché il Tar con la sentenza depositata nei giorni scorsi, si esprimesse ancora una volta a favore delle amministrazioni civiche, respingendo il ricorso di Risorse Future. Con un pronunciamento nettissimo motivato principalmente sulle criticità del progetto che non ha tenuto conto delle ricadute sull’atmosfera (le fibre di amianto sono trasportate sul territorio dai venti, non adeguatamente studiati dai progettisti), sulla viabilità nel territorio e sotto il profilo dell’impatto paesaggistico siamo riusciti ad aver ragione". Secondo i giudici la documentazione presentata era incompleta e non poteva essere rilasciata una valutazione positiva neppure con delle prescrizioni. La società non avrà diritto a un risarcimento da parte della Regione, ma potrà appellarsi al Consiglio di Stato.