Bambino insultato nella chat a Pavia, i genitori della classe: "Non sospendete la maestra"

Mamme e papà difendono una delle docenti coinvolte: "Ha letto i messaggi ma non ha risposto"

La primaria Carducci (Archivio)

La primaria Carducci (Archivio)

Pavia - Con un po’ di apprensione, i genitori della classe finita sotto i riflettori, per gli insulti che una mamma e insegnante ha scoperto rivolti a suo figlio, aspettano l’esito del provvedimento disciplinare per le tre docenti coinvolte. Apprensione non perché difendano tutte le docenti, ma perché le loro posizioni sono molto differenti. "I dialoghi “incriminati“ – dicono 14 dei 19 genitori della classe – non sono avvenuti su una chat di classe, ma erano conversazioni tra due insegnanti alla volta. Qualcuna ha usato parole e toni che non si addicono a un’educatrice, mentre la terza ha letto i messaggi offensivi riferiti al figlio della collega e non ha risposto. Per questo non ci sembra corretto che tutte vengano sospese". Il timore dei genitori è che i loro bambini possano perdere l’insegnante con la quale avevano iniziato un percorso. "I nostri figli hanno vissuto due anni di didattica a distanza – insistono i genitori –, quando sono rientrati in classe, dopo pochi mesi sui banchi, si sono ritrovati con una supplente e ora potrebbero averne un’altra, se l’Ufficio scolastico provinciale dovesse decidere di sospendere la docente che non ha scritto nulla di offensivo".

La paura che quanto accaduto al figlio della mamma e maestra, chiamato "pirla", "sporco" e "bambino di m.", possa accadere anche ai propri figli, non viene nascosta da nessuno, ma c’è il rammarico per il clamore mediatico avuto dalla vicenda. 

"Quanto successo non fa bene neppure alla scuola e alle docenti che vi lavorano – sottolineano i genitori –. La primaria è un’ottima scuola e le insegnanti sono validissime, eppure dopo gli articoli usciti alcuni genitori hanno deciso di spostare i propri figli in un’altra classe o addirittura in un’altra scuola. Quanto accaduto avrebbe dovuto essere denunciato subito e non divulgato, come in un’altra primaria della città, dove un’insegnante faceva indossare cappelli da asino a un alunno e lo si è saputo soltanto alla fine delle indagini. Da noi, invece, i dissapori vissuti tra docenti sono stati riversati su un bambino e le conseguenze le stanno pagando tutti. I nostri figli, quando abbiamo visto la maestra per la pizzata di fine anno, l’hanno abbracciata forte, non volevano separarsene".