Caso Eitan, ultima udienza a Tel Aviv: sentenza entro 2 settimane

Il giudice dovrà decidere se il minore, unico sopravvissuto alla tragedia del Mottarone, debba crescere in Israele o tornare in Italia

La zia paterna Aya Biran

La zia paterna Aya Biran

Pavia - E' terminata a tarda ora l’udienza, a porte chiuse, davanti al tribunale della famiglia di Tel Aviv chiamato a decidere sulla vicenda di Eitan, il bambino di 6 anni sopravvissuto alla tragedia del Mottarone e ora conteso dalle famiglie dei parenti materni e paterni. La decisione arriverà solo nei prossimi giorni, comunque entro due settimane. Il giudice israeliano deve valutare se il minore debba crescere in Israele, oppure tornare in Italia, a Travaccò Siccomario (Pavia) dove viveva con la zia Aya, (suo tutore legale) prima che il nonno materno lo portasse con sè in Israele. Nella prima parte dell’udienza, iniziata alle 13.30 alla presenza della zia paterna Aya Biran e del nonno materno Shmuel Peleg (indagato a Pavia per sequestro di persona insieme alla nonna Ester Cohen, sua ex moglie) ha testimoniato Gali Peleg, la sorella della mamma di Eitan, morta insieme al marito e al loro secondo figlio nella funivia precipitata il 23 maggio scorso.

Nel tardo pomeriggio la parola è passata ai consulenti del nonno paterno, per chiarire aspetti del diritto italiano e mettere in discussione la legittimità dell’affidamento provvisorio, per il quale è in programma il 22 ottobre un’udienza davanti al tribunale per i minori di Milano. Se il giudice al termine della prima udienza ha preso una decisione “salomonica”, affidando Eitan tre giorni alla zia Aya e tre giorni al nonno Peleg, ora il verdetto dovrà fare chiarezza su dove dovrà vivere il minore. Il fulcro della discussione è la Convenzione dell’Aja,che a giudizio dei legali di Aya Biran Nirko si deve applicare al caso di Eitan e portare quindi al ritorno del bambino in Italia. Una tesi contrastata dai legali dei Peleg.