Aviaria in Lomellina, l'allevatrice: "Ormai ci conviviamo ma resta sempre la paura"

Sabrina Gerlo, contitolare col fratello di un allevamento avicolo a Pieve del Cairo: "Il rischio esiste, facciamo di tutto per proteggere i nostri esemplari"

Pieve del Cairo (Pavia) - "Facciamo tutto il possibile per evitare che l’influenza aviaria possa arrivare anche nel nostro allevamento, ma abbiamo paura". Sabrina Gerlo, contitolare insieme al fratello Fabio dell’omonima società agricola con allevamento avicolo a Pieve del Cairo, in piena ‘zona rossa’ dopo il focolaio registrato a Galliavola, racconta come stanno affrontando questi giorni di emergenza. "Il nostro è un allevamento di galline da uova, allevate a terra ma al chiuso, all’interno del capannone".

È più sicuro dell’allevamento all’aperto per il rischio di contagio da influenza aviaria? "Certamente sì, ma si devono comunque rispettare già normalmente una serie di norme, come ad esempio le reti antipasseri alle finestre dei capannoni: non ci deve essere la possibilità che entri nulla".

In questo periodo in cui è vietata la movimentazioni di animali e uova, avete l’attività bloccata? "Abbiamo avuto un blocco ma solo di poche ore, da venerdì pomeriggio, quando dall’Ats ci hanno informati di quello che stava succedendo, fino a sabato mattina, quando abbiamo avuto l’esito negativo dei tamponi fatti alle nostre galline. Il divieto di movimentazione riguarda gli animali e le uova da cova, non le uova da consumo: noi le nostre uova le possiamo vendere, abbiamo ottenuto la deroga da Regione Lombardia già sabato. Il blocco di venerdì è stato in realtà una precauzione, in attesa dell’esito dei tamponi".

L’attività così prosegue, ma con quali limitazioni? "Non potendo movimentare gli animali, non potremmo vendere le galline ad esempio a fine carriera, come non potremmo comperarne di nuove da avviare alla produzione di uova. Se avessi dovuto accasare, sarei rimasta con il capannone vuoto".

Accasare? "Comperare le galline".

E ogni quanto? "Le teniamo per 16 mesi. In questo periodo non abbiamo per fortuna questa necessità".

Quante galline avete? "Qui a Pieve del Cairo 9.500, ma la nostra azienda ha anche un allevamento a Spineto Scrivia, con 40mila capi".

Le misure di sicurezza sono diverse in “zona rossa”? "Oltre al divieto di movimentare gli animali, abbiamo controlli più frequenti: dopo i primi tamponi di venerdì ne abbiamo già fatti altri mercoledì e ora li faremo a cadenza settimanale, così ci hanno detto i veterinari dell’Ats. Ma per il resto, le misure di biosicurezza le dobbiamo rispettare sempre. Ormai sono anni che conviviamo con il rischio dell’influenza aviaria, che ciclicamente si ripresenta ad ogni stagione fredda. Nel capannone si può accedere solo con calzari monouso e abbigliamento specifico, noi abbiamo sempre le stesse persone che entrano nel capannone. Ma anche in cortile non entra più nessuno, le auto si lasciano al di là della sbarra, anche se abbiamo l’arco di disinfezione all’ingresso".

E non vi sentite al sicuro? "Lo abbiamo vissuto tutti per il Covid, la prevenzione sicura al 100% non esiste".

Il rischio è anche economico? "In caso di focolaio e abbattimenti ci sono dei risarcimenti, ma sempre parziali. E poi c’è il danno del blocco dell’attività: i nostri clienti hanno bisogno di uova tutte le settimane, se salta una fornitura perdiamo clienti".