Autista ucciso, ritrovato il corpo: si cerca ancora l’arma del delitto

Vigevano, nelle acque del Ticino il cadavere di Filippo Incarbone. I Ris di Parma in via Buccella

I rilievi del Ris nell’abitazione in cui sarebbe avvenuto il delitto

I rilievi del Ris nell’abitazione in cui sarebbe avvenuto il delitto

È quello di Filippo Incarbone, l’autotrasportatore di 49 anni di origine pugliese e trapiantato a Vigevano, il corpo che i sommozzatori dei vigili del fuoco hanno ritrovato nella tarda mattinata di ieri nelle acque del Ticino nella zona dell’Ayala, circa sette chilometri più a valle del punto nel quale il cadavere era stato gettato in acqua ad inizio gennaio. Il corpo era parzialmente saponificato e comunque riconoscibile. L’uomo aveva in tasca i documenti. Per prassi la salma è stata trasferita in elicottero all’Istituto di medicina legale di Pavia per l’autopsia e l’esame del Dna. Le ricerche duravano da alcuni giorni. Sempre ieri mattina nella casa di via Buccella dove è avvenuto il delitto per il quale sono in carcere Michael Mangano, 31 anni e Gialuca Iacullo, 44 anni, accusati di omicidio e distruzione di cadavere, sono arrivati i carabinieri del Ris di Parma per effettuare i rilievi.

Non sarebbe stata trovata la mazzetta considerata l’arma del delitto che, con tutta probabilità, è stata gettata nel fiume. Il delitto è maturato a inizio gennaio dopo una serata segnata da alcol e droga. In quella occasione Incarbone sarebbe stato malmenato da Mangano che ha però sostenuto di non aver avuto alcuna intenzione di uccidere. E quando lui e Iacullo si sono accorti che l’uomo era morto hanno deciso di sbarazzarsi del cadavere gettandolo nel Ticino. I due sono stati interrogati dal gip del Tribunale di Pavia, Luisella Perulli, che ha convalidato il fermo effettuato dai carabinieri di Vigevano e disposto per entrambi la custodia in carcere dove, per espressa decisione del giudice, non si potranno incontrare. Di Filippo Incarbone si erano perse le tracce ad inizio gennaio: la sua professione di autotrasportatore lo portava spesso lontano da casa e amici e parenti non si erano preoccupati più di tanto. Almeno sino a quando era stato necessario aiutare Casper, il bassotto che “Pippi“ adorava, lasciato nella casa di corso Genova da solo. "Non lo avrebbe mai abbandonato – avevano detto da subito i vicini – Deve essere accaduto qualcosa di grave". Avevano ragione.