Autista ucciso e gettato nel Ticino. "Le martellate non furono fatali"

Vigevano, le conclusioni dell’autopsia svelano un’altra verità: un arresto cardiaco causò il decesso

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di Umberto Zanichelli

Non ci sono tracce dei colpi di martello che lo avrebbero massacrato, sul cranio di Filippo Incarbone, l’autotrasportatore residente a Vigevano ucciso nella notte tra il 4 ed il 5 gennaio 2021 in un appartamento di via Buccella 55, alla periferia della città, e il cui cadavere era stato poi gettato nel Ticino. È ciò che emerge dalle prime indiscrezioni che filtrano sulle conclusioni della perizia necroscopica effettuata dai dottori Lorenzo Varetto, Pierangela Grignani, Marco Ballardini e Claudia Vignali. I medici hanno stabilito che la causa del decesso è stata un arresto cardiaco in un soggetto con una grave compromissione della funzione del cuore e che, nonostante questo, era un forte consumatore di alcol e, negli ultimi tempi, anche di cocaina. Ne sono state trovate tracce evidenti anche se non riferite alla sua ultima notte quando, secondo una delle due persone ora in carcere per omicidio ed occultamento di carattere, ne avrebbe fatto con loro uno smodato utilizzo.

Cambia dunque lo scenario nel quale è maturata la morte di Filippo Incarbona: l’arresto cardiaco potrebbe cioè non essere in diretta relazione con le percosse subìte. Sul corpo della vittima è stata trovata solo una vasta ecchimosi all’altezza del gluteo, compatibile con l’impatto con una superficie ampia e che potrebbe essere ricollegata alla caduta dalla bicicletta avvenuta qualche giorno prima della morte e per la quale aveva fatto ricordo alle cure del Pronto soccorso di Vigevano. Per la sua morte sono in carcere Gianluca Iacullo, 44 anni, vigevanese, assistito dall’avvocato Sabina Cabula e Michael Mangano, 31 anni, anch’egli residente in città, assistito dall’avvocato Fabio Santopietro, le cui versioni sono state da subito divergenti sui fatti di quella notte. E’ stato Iacullo a parlare della feroce aggressione di Mangano ad Incarbona, colpito con almeno una decina di martellate. Colpi che forse ci sono stati, ma non alla testa e non mortali. La presunta arma del delitto, una mazzetta da muratore, ritrovata dai Ris di Parma nell’appartamento non presenterebbe alcuna traccia ematica.