Aprì le Poste in piena pandemia Per Mattarella è maestra del lavoro

Santa Cristina, Donata Cobianchi andò a Codogno. "Non dico mai no. Ricordo una città fantasma"

Donata Cobianchi

Donata Cobianchi

di Manuela Marziani

L’anno scorso, in piena pandemia, ha accettato di andare ad aprire l’ufficio postale di Codogno per consentire ai tanti anziani di ritirare la pensione. Ora il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di conferire a Donata Cobianchi il titolo di “Maestro del lavoro con la stella al merito”. È stato il sindaco di Santa Cristina, Elio Grossi, il primo a congratularsi con la sua concittadina che, appena si è diffusa la notizia, è stata sommersa da messaggi di congratulazioni.

Quando ha saputo che il presidente le aveva conferito l’onorificenza? "Venerdì mi è arriva una mail da un mittente sconosciuto - dice la donna che da 35 anni lavora per Poste ed è responsabile dell’ufficio postale di Casalpusterlengo – l’ho aperta e ho scoperto che il presidente Mattarella mi aveva insignito della stella al merito. Confesso d’aver letto quelle righe tre volte, non mi sembrava possibile. Ho soltanto fatto il mio lavoro".

Sapeva di essere stata proposta per un riconoscimento?

"Sì, il direttore di filiale mi aveva avvisata e avevo dovuto mandare dei documenti, ma è accaduto diverso tempo fa. Poi non avevo saputo più nulla e pensavo di dover archiviare la cartellina. Pensavo che il presidente avesse deciso diversamente, d’altra parte tante persone hanno fatto molto più di me durante la pandemia, a cominciare dagli operatori sanitari".

Il 22 febbraio di pomeriggio l’hanno rimandata a casa da Casalpusterlengo diventata zona rossa, una settimana dopo l’hanno chiamata per aprire Codogno.

"Sì, una settimana dopo ho ricevuto un’altra telefonata con la quale mi dicevano se me la sentissi d’andare ad aprire l’ufficio per il pagamento delle pensioni. Non sono abituata a dire di no e, forse con poca lucidità, ho accettato. Amo il mio lavoro e, se posso fare qualcosa lo faccio. Così ho accettato. Ricordo quando l’ho detto a mio marito, inizialmente non l’ha presa bene, ma poi ha acconsentito. Allora in ufficio non avevamo il plexiglas, ma io mi sentivo protetta nella mia “scatola“ in cui i clienti entravano uno alla volta con guanti e mascherina. A casa, sentendo i racconti che facevano in tv della pandemia, avevo paura; in ufficio lavoravo. Ricordo una città fantasma, tutto era chiuso e nessuno usciva. Per una settimana ho lavorato così e poi è arrivata la mail del presidente Mattarella e le congratulazioni del direttore di filiale che mi ha detto: Brava, te lo meriti".