All’ex Neca case per studenti e pazienti in cura

Dal mini Central Park prefigurato da Fuksas, nella nuova idea della Fondazione proprietaria dell’area, si passa a una sorta di Oxford

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di Manuela Marziani

Negli anni le esigenze sono mutate e, di conseguenza, anche il progetto di recupero dell’ex Neca, l’area dismessa di 80mila metri quadrati vicina alle maggiori eccellenze cittadine, è destinato a cambiare. Una "mini central park dove i bambini potranno giocare in tranquillità": questo aveva ipotizzato l’architetto Massimiliano Fuksas che nel 2009 aveva ricevuto l’incarico di riprogettare gli spazi. Ora da Central park si passa ad Oxford. Perché l’Università è sempre più attrattiva per le matricole, ma l’anno scorso 3mila studenti sono stati costretti a rinunciare all’iscrizione ai corsi offerti da Strada Nuova non avendo trovato una sistemazione in città. Da qui l’idea di utilizzare metà dell’area per edificare uno studentato universitario, pronto ad accogliere sino a 500 giovani con condizioni economiche vantaggiose soprattutto per i ragazzi più meritevoli ma che godono di minori risorse rispetto ad altri loro coetanei. Attenzione ai giovani e a ridurre le diseguaglianze è uno degli obiettivi della Fondazione Banca del Monte di Lombardia. Per raggiungerlo, sul lato più vicino alla stazione dovrebbero trovare alloggio gli studenti, mentre dall’altra parte quella verso il rondò dei Longobardi dovrebbe sorgere una residenza al servizio delle persone che si trasferiscono a Pavia per brevi periodi per farsi curare negli ospedali della città. E’ questo quanto prevede il nuovo progetto per il recupero dell’ex Neca, una delle grandi aree industriali dimesse della città, la prima che avrebbe dovuto rinascere e che invece, tra una bonifica costosissima e molte altre traversie, non ha ancora potuto accogliere le gru. Ma ora dovrebbe essere il momento giusto per una ripartenza. Anche perché sono terminate le operazioni di bonifica costate oltre 10 milioni di euro che hanno comportato la rimozione di 15mila tonnellate di terreno. "Tenuto conto del mutato contesto socio-economico e dei cambiamenti verificatisi a Pavia dal 2010 ad oggi, abbiamo pensato a nuovi programmi per la destinazione dell’area – ha spiegato Mario Cera, presidente della Fondazione Banca del Monte di Lombardia, proprietaria dell’area –. In seguito a un primo confronto con Redo SGR Spa, specializzata in interventi di rigenerazione immobiliare ad impatto sociale, si è arrivati alla sottoscrizione di un accordo con questa società per realizzare, su una parte dell’area, opere residenziali a destinazione sociale".

A un professionista noto sul territorio pavese, Gian Michele Calvi, è stato dato l’incarico di valutare e indicare proposte strategiche per gli 80mila metri quadri e il contratto con Redo SGR Spa dovrebbe essere definito entro il mese di luglio. "Poi tutto dipenderà dal Comune di Pavia, che ha in corso la modifica del Piano di governo del territorio - ha aggiunto il presidente Cera -. Il nostro auspicio è che all’inizio del 2023 tutto sia pronto per entrare nella fase operativa magari accedendo anche ai fondi Pnrr per le nuove residenze". Metà degli 80mila metri quadri saranno destinati alle due residenze per i pazienti e gli studenti, mentre il resto dell’area continuerà ad essere gestito da Isan, società della Fbml che nelle intenzioni potrebbe utilizzarlo in parte per costruzioni civili (con hotel e ristoranti) e in parte (1015mila metri quadrati) destinarlo a verde. "Stando a questa ipotesi - ha concluso il presidente Cera - si costruirebbe meno rispetto al precedente progetto, si realizzerebbero sempre collegamenti ciclopedonali e si dovrebbe rivedere la viabilità. Nella nostra idea dovrebbe essere un fiore all’occhiello per la città, un regalo che abbiamo deciso di fare a Pavia".