Soli e depressi: Sos avvelenamenti fra i ragazzi

I dati del centro Maugeri: raddoppio durante il periodo Covid. Hanno fra i 15 e i 18 anni, ma ci sono anche bimbi di 10

allarme tra i giovani per il rischio suicidi

allarme tra i giovani per il rischio suicidi

Pavia, 10 ottobre 2021 - Un campanello d’allarme che ha il suono delle sirene delle ambulanze e del trillo del telefono del centro antiveleni della Maugeri di Pavia. Dopo l’emergenza Covid sono aumentati gli adolescenti che ingeriscono farmaci, cosmetici o detersivi come gesto di autolesionismo. "È un problema del post Covid - sostiene Carlo Locatelli, responsabile del Centro antiveleni e Centro nazionale di informazione tossicologica dell’Irccs Maugeri di Pavia nella Giornata mondiale della salute mentale -. Confrontando i dati relativi a episodi di intossicazioni in cui gli autori hanno dai 10 ai 17 anni, abbiamo riscontrato che la frequenza è quasi raddoppiata.

Se dal 2014 al 2016, tra gennaio e aprile avevamo circa 48-50 intossicazioni a scopo autolesivo al mese, nello stesso periodo del 2021 questo dato è salito a 86 casi mensili, con punte di 100 ad aprile". Il centro pavese è punto di riferimento per tutta Italia e in tutta la penisola i ragazzi manifestano difficoltà di cui faticano a parlare. "Per due anni - aggiunge Locatelli - non sono andati a scuola, non hanno visto i loro insegnanti, i loro amici, mentre hanno visto forse fin troppo i loro genitori. Non hanno vissuto una situazione normale". La conseguenza è che soprattutto quanti hanno dai 15 ai 18 anni, anche se ci sono diversi 13 o 14enni (pochissimi di 10 anni) cercano di attirare l’attenzione ingerendo farmaci (75%) e in particolare neurodepressori o benzodiazepine (50/60%), ma anche paracetamolo (22/25%) oppure prodotti domestici come la candeggina o l’acido muriatico ( 22-23%) o cosmetici come shampoo o bagnoschiuma (4%). E sono soprattutto le ragazze (4 casi su 5) a finire al pronto soccorso.

«Nelle prime 24 ore l’intossicazione da paracetamolo provoca vomito - spiega Locatelli - ma dopo 24-48 ore salgono le transaminasi e comincia l’epatite acuta. Se il paziente non ammette di averlo assunto, i medici rischiano di non accorgersene subito e di ritrovarsi due giorni dopo con un’epatite che non si riesce più a curare. Mentre se una persona prende un antidepressivo e non lo dice ha degli effetti su cuore e sistema nervoso, che indirizzano più facilmente a scoprirlo. Inoltre questi ragazzi arrivano nei pronto soccorso e poi vengono indirizzati ai servizi territoriali di neuropsichiatria che solitamente si occupano di altri disturbi come quelli alimentari. Ora si dovrà riorganizzare il sistema sanitario nazionale per rispondere ai problemi degli adolescenti e per evitare che certi gesti si ripetano e abbiano conseguenze letali".