Pavia, ora ha un lavoro e busta paga: ma lo sfrattano con moglie e figli

Il capofamiglia ha trovato un nuovo posto a tempo indeterminato, dopo mesi di disoccupazione. Il proprietario rifiuta il contributo all’affitto, la coppia e i due bambini non hanno più un tetto

L’intervento delle forze dell’ordine per allontanare i coniugi di origini camerunensi

L’intervento delle forze dell’ordine per allontanare i coniugi di origini camerunensi

Pavia - Accanto al divano è rimasto l’albero di Natale addobbato. Fino a meno di un mese fa, sotto c’erano i regali dei bambini, come accade in moltissime case. Oggi che le feste sono passate, il puntale è storto come se si fosse piegato a un destino inevitabile, i festoni non regalano più allegria e i doni che i piccoli avevano scartato sono rimasti in quella casa che non hanno più. È stata sfrattata una famiglia che viveva in un bilocale del centro, a due passi dal Duomo.

Per mandarli via dall’alloggio, il proprietario ha richiesto l’intervento delle forze dell’ordine, che hanno spostato il picchetto dell’Assemblea per il diritto alla casa, intervenuta come spesso avviene in difesa della coppia di origini camerunensi. Una volta entrati nell’appartamento, quando i bambini che frequentano la materna e la primaria erano a scuola, gli agenti hanno trovato in camera da letto il capofamiglia che, alla loro vista, ha solo detto: "Va bene, esco".

La battaglia per non lasciare la casa, l’aveva fatta prima. Dopo un periodo di disoccupazione nei mesi precedenti, che non avevano consentito a questo padre di pagare l’affitto accumulando un debito consistente, l’uomo ha trovato una nuova occupazione a tempo indeterminato come operaio e voleva rimediare. «La proprietà – spiega Matteo Bierni dell’Assemblea per il diritto alla casa, che ha seguito la vicenda – ha rifiutato il contributo previsto per la morosità incolpevole e non ha neppure voluto saperne d’accettare un pagamento di 600 euro, superiore ai 400 che avrebbero dovuto versare per l’affitto. Ha voluto procedere a tutti i costi con lo sfratto".

Non solo, per rientrare del debito il proprietario dell’appartamento ha ottenuto dal giudice il pignoramento di un quinto dello stipendio del padre di famiglia, l’unico che lavora in casa. Con questa quota sottratta mensilmente, dovranno tirare la cinghia per affittare una nuova casa e sobbarcarsi un trasloco, tanto più che un nuovo appartamento non c’è. È dal 2019 , infatti, che la coppia, pur essendo in graduatoria per ottenere una casa popolare, cerca un’altra sistemazione e non la trova.

Ieri il capofamiglia ha ripreso i contatti con le agenzie immobiliari, nella speranza di dare un tetto alla moglie e ai suoi figli, che corrono il rischio di ritrovarsi all’addiaccio. L’unica soluzione disponibile, infatti, è il Villaggio San Francesco, che l’assessore ai servizi sociali ha offerto e che la famiglia non ha voluto accettare immediatamente, non ritenendola una sistemazione adatta a un nucleo con due bambini piccoli.

"L’aspetto preoccupante – conclude Bierni – è che lo sfratto ora arriva sulla testa anche di chi ha un lavoro e una busta paga, non solo dei disoccupati".