Ucciso in piazza a Voghera, oggi l'udienza di convalida per l'assessore

Grazie al capo d’imputazione l’assessore Massimo Adriatici ha evitato il carcere, ma resta ai domiciliari

L’assessore alla sicurezza di Voghera Massimo Adriatici

L’assessore alla sicurezza di Voghera Massimo Adriatici

Voghera (Pavia) - Non è "solo" legittima difesa. Tanto che ieri è stata richiesta dalla Procura non solo la convalida dell’arresto per Massimo Adriatici ma anche la conferma dei domiciliari. Nelle semplificazioni per tradurre dal gergo giuridico a quello comune, al di là di strumentalizzazioni e polemiche, si rischia a volte di perdere dettagli che sono invece sostanziali. Perché per la morte di Youns El Boussetaoui, 39enne marocchino, irregolare e senza fissa dimora, l’assessore alla Sicurezza di Voghera, il 47enne Massimo Adriatici, è comunque accusato di un’ipotesi di reato. Non quello di omicidio volontario, per il quale era scattato l’arresto in flagranza. Ma, come confermato nella richiesta di convalida al Gip depositata ieri mattina dal sostituto procuratore Roberto Valli, per l’ipotesi di reato di eccesso colposo di legittima difesa. Che è appunto un reato, seppur non doloso ma colposo. Non volontario ma accidentale, certo meno grave ma non affatto esente da colpa. Tanto che prevede comunque l’arresto e pene equiparabili all’omicidio colposo. 

Diverso dalla "vera" legittima difesa, che in quanto legittima non è appunto un reato. Oggi spetta comunque al Gip Maria Cristina Lapi, dopo l’udienza nella quale l’indagato verrà ascoltato nuovamente alla presenza dei legali, decidere sia per la convalida che per l’eventuale misura cautelare. Il pm ha motivato la richiesta di confermare la custodia cautelare ai domiciliari ipotizzando il pericolo di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio, non quello del pericolo di fuga. L’inchiesta della Procura in ogni caso procede anche con altre perizie e accertamenti tecnici dei quali sono ancora attesi gli esiti. Come per l’esame autoptico, effettuato già nella mattinata di mercoledì, con le successive polemiche degli avvocati dei famigliari, che lamentano di non esserne stati informati in tempo per poter eventualmente nominare periti di parte. 

In ogni caso il medico legale non avrebbe riferito particolari evidenze utili alle indagini, prendendosi il tempo necessario per depositare il referto. Altre perizie e accertamenti dovranno essere effettuati sull’arma che ha sparato, la Beretta 21H calibro 22 "corta" regolarmente detenuta e portata dall’assessore Adriatici, subito consegnata ai carabinieri intervenuti in piazza Meardi. Gli accertamenti balistici con la ricostruzione della traiettoria potranno fornire elementi utili all’inchiesta che deve stabilire l’eventuale accidentalità, finora solo ipotizzata, del colpo sparato dall’assessore mentre stava cadendo a terra.