Pavia, "Qui abita un antifascista": in corteo dopo gli adesivi sull'uscio delle case

In tanti nonostante il maltempo sventolando bandiere tricolore dietro lo striscione dell’Anpi

Anpi in corteo

Anpi in corteo

Pavia, 18 marzo 2018 - Il ponte coperto per alcuni minuti è diventato la «casa« di tutti i pavesi. Come quindici giorni fa sono state «marchiate» una ventina di abitazioni con la scritta sgrammaticata «Qui ci abita un antifascista», anche il simbolo della città è diventato antifascista. «Qui abitano gli antifascisti» hanno scritto a caratteri cubitali alcuni manifestanti che ieri pomeriggio hanno percorso in corteo il centro. Sventolando bandiere tricolore, radunato dietro lo striscione dell’Anpi, un buon numero di pavesi ha sfidato la pioggia e ha deciso di scendere in piazza per non far calare l’attenzione su tutto quello che si muove attorno alla minaccia fascista di venerdì 2 marzo.

«Essere antifascista non è una cosa della domenica - ha detto Veronica Bianco, che si è trovata un adesivo sulla porta di casa - Lo si dovrebbe rivendicare ogni giorno. Purtroppo, però, se a scuola non si insegna che cosa ha significato la Resistenza e in alcune scuole non viene consentito all’Anpi di entrare, diventa difficile tramandare alcuni valori ai più giovani. Tanto più che anche la Costituzione non viene applicata e si permette ad alcuni gruppi di stampo fascista di presentarsi alle elezioni».

Amnche Edoardo Gandini in quella notte tra il 2 e il 3 marzo è stato «marchiato»: «Non me n'ero accorto uscendo al mattino, ma quando ho saputo che cosa era successo, era scontato che lo avessero messo anche a casa mia. Ed è stato un atto grave, che si lega ad altri episodi accaduti in giro per l’Italia. Bisogna stare attenti, perché l’esito delle urne ha messo in luce uno spostamento a destra». Nuovi adesivi con la scritta sono stati distribuiti anche ieri pomeriggio.

«Io non sono stata marchiata e sono molto triste», ha confessato scherzando Daniela Bonanni. E neppure l’avvocato Silvia Garzena ha ricevuto l’adesivo, ma dopo l’esposto in Procura per conto di coloro che sono stati bollati sta lavorando alla presentazione di una querela:  «Secondo noi si è trattato di un’intimidazione perché sono andati a individuare indirizzi non pubblici. Non hanno marchiato le sedi delle associazioni o la casa in cui abita il presidente, ma per esempio l’abitazione in cui si è da poco trasferito un ragazzo molto attivo. E questo è arrivato dopo altri episodi come un’aggressione subita da un ragazzo e la presenza di individui che altri hanno trovato all’uscita dal proprio studio, per non parlare dei post offensivi pubblicati su Facebook».