Milano, 1 maggio 2014 - Cinque pagine per riaprire il giallo di Garlasco. I giudici della prima Corte d’Assise d’appello accolgono le richieste dell’accusa e della parte civile. Sarà rifatto il percorso compiuto da Alberto Stasi, unico imputato, il 13 agosto del 2007, nel soggiorno dell’abitazione della fidanzata fino alla porta e ai primi due gradini della scala della cantina dove scorse il corpo di Chiara.

Verrà ricavato il dna mitocondriale del bulbo e del fusto di un corto capello castano trovato nel palmo sinistro della ragazza. Saranno esaminati i margini delle unghie della stessa mano. Disposto (e già eseguito) anche il sequestro della bicicletta nera da donna della famiglia Stasi. I giudici del secondo processo d’appello si riservano di ascoltare le vicine di casa Franca Bermani e Manuela Travain che avvistarono una bici nera da donna presso casa Poggi.

Si torna a un punto cruciale: era possibile per Stasi attraversare uno scenario di massacro, accostarsi alla porta della cantina fronteggiata da una grossa macchia ematica, calpestare due gradini insanguinati senza che le suole della sue scarpe si sporcassero?

I periti di primo grado avevano concluso che esisteva per Stasi la possibilità di evitare le macchie, che le suole potevano essersi ripulite con il normale strofinio, che non era da escludere che il sangue fosse già parzialmente essiccato. I nuovi giudici hanno disposto l’«estensione della sperimentazione virtuale a tutto il percorso indicato da Alberto Stasi come da lui effettuato, comprensivo della discesa e risalita dei primi due gradini della scala che conduce alla cantina, tenuto conto della macchiatura ematica presente sul pavimento e della postura assunta dallo stesso per l’apertura della porta e del processo di essiccamento delle macchie stesse». La famiglia Poggi è pronta ad aprire la casa per la prova. Stasi è disposto ad affrontarla.

I periti riceveranno l’incarico il 14 maggio. Sono Francesco De Stefano, della sezione di medicina legale del dipartimento di Scienza della Salute dell’università di Genova, Roberto Testi, dell’Asl 2 di Torino, Gabriele Bitelli e Luca Bittuari, del Dicam, Dipartimento di ingegneria civile, chimica, ambientale e dei materiali dell’ateneo di Bologna.

Rita Poggi non ha mai interrotto il suo colloquio con la figlia: «Siamo soddisfatti. Speriamo che sia un primo passo verso la verità, l’unica cosa che vogliamo e chiediamo da anni. C’è una persona lassù che ci aiuta. Le dico ‘aiutaci’, ma le dico anche ‘Chiara, aiutati’. Glielo dico sempre». «Sono tranquillo, sono pronto a collaborare per tutto quello che proverà la mia innocenza», dice Alberto Stasi. «Siamo certi — dichiara Fabio Giarda, uno dei difensori — che non uscirà niente di particolare, solo la conferma della estraneità di Alberto». La difesa aveva chiesto che fossero acquisite le immagini satellitari di Garlasco nella mattinata del delitto, la Corte non ha accolto.

di Gabriele Moroni