Broni, 21 aprile 2012 - Broni si volge l’attenzione verso Bari, un’altra città flagellata dall’amianto. Giovedì sera la corte di Cassazione ha condannato Dino Stringa, ex dirigente della Fibronit, a 5 mesi e 15 giorni per omicidio colposo, confermando la sentenza della corte d’appello.

«Per le morti provocate dalla fabbrica di Bari» precisa l’Ona, Osservatorio nazionale amianto, che denuncia 350 decessi legati alla fabbrica. L’inchiesta a carico degli ex amministratori era iniziata nel 1997. Nella città pugliese, lo stabilimento si trova in via Caldarola, quartiere Japigia, popolosissimo. E Stringa è imputato, insieme ad altri nove ex dirigenti, nel processo di Voghera riguardante lo stabilimento di Broni, poi divenuto Ecored.

L’ipotesi di reato è omicidio colposo e disastro doloso. «Secondo me dovrebbe essere adottata una forma di custodia cautelare. Il condannato è anziano, ma con la sua condotta ha provocato la morte di centinaia di persone» spiega il presidente dell’Ona e avvocato di molte parti civili Ezio Bonanni. L’avvocato aggiunge: «Sicuramente questa sentenza crea un precedente importante per il processo di Voghera».

In Oltrepo la prima udienza si è svolta lunedì, sono 250 le parti civili che si sono costituite: «A Voghera il processo è iniziato a 20 anni dalla chiusura dalla fabbrica. Le indagini sono iniziate nel 2004 — racconta Bonanni — Ma si lotta in molte parti d’Italia, infatti ci sono casi simili a Roma, Torino, Milano. La segnalazione più recente? Arriva dalla Toscana». La prossima tappa del processo vogherese sarà il 3 maggio: «Si parla di centinaia di morti. Vogliamo chiedere giustizia» conclude Bonanni.

di Nicoletta Pisanu