Bereguardo, 2 marzo 2012 - Si chiama Danila Castelli, 66 enne di Bereguardo, sposata con un ginecologo, madre di quattro figli, la protagonista di una storia di fede e preghiera vissuta davanti alla statua della Madonna nella grotta di Lourdes. Nel giudizio emesso dal Bureau Medical non compare la parola miracolo, ma secondo i medici saremmo di fronte ad un evento che non trova spiegazione con il sapere scientifico attuale.

A comunicare la notizia è stato il vescovo di Pavia, monsignor Giovanni Giudici, sul settimanale della Diocesi pavese. "Una lettera giunge da Lourdes - scrive - è lo scritto personale del vescovo di quella Chiesa che rende la nostra Diocesi partecipe di un avvenimento capitato qualche anno fa. Si èconstatata l’impossibilità di spiegare scientificamente una guarigione e ci viene detto che il fatto riguarda una cristiana della nostra Diocesi. Una Chiesa comunica alla Chiesa sorella una notizia che è ragione di gioia"


Il calvario di Danila inizia nel 1981: in quell'anno le fu diagnostica una patologia rara e complessa che fa insorgere e continuamente moltiplicare cellule tumorali. La donna è stata sottoposta a otto interventi chirurgici, tutti molto pesanti, con l’asportazione progressiva di organi interni di vitale importanza per la sopravvivenza. A questo si sono aggiunti farmaci assunti ad alti dosaggi per sopportare il dolore.

Nel 1989 i medici le annunciano che non c'è piu’ nulla da fare e di prepararsi ad una morte meno dolorosa possibile. Danila Castelli, che sin da bambina molto devota, inizia i suoi pellegrinaggi a Lourdes chiedendo la forza di andare avanti. Nel mese di maggio del 1989 quello che avrebbe dovuto essere il suo ultimo viaggio a Lourdes diventa l’inizio di qualcosa di non spiegabile dalla medicina. Da quel viaggio Danila Castelli torna guarita.


Dopo oltre vent’anni di controlli, anche il “Bureau Medical” di Lourdes riconosce che la guarigione è avvenuta in circostanze che la medicina non può chiarire. Danila Castelli definisce la sua malattia come ‘’una bella storia d’amore con il Signore. In quegli otto anni ho vissuto momenti di intimità con Dio che credo si possano provare solo quando stai veramente male. Per questo non ho mai perso la gioia nel cuore. Paradossalmente quando sono guarita ero ovviamente felice, ma il mio primo pensiero è stato: ‘’Riuscirò ad amarlo così intensamente anche giugiù dalla Croce?’’.