Milano, 6 dicembre 2011 - I giudici della Corte d'assise d'appello di Milano hanno assolto Alberto Stasi dall'accusa di omicidio aggravato dalla crudeltà. Al termine della Camera di consiglio il collegio presieduto da Anna Conforti, affiancata dal giudice a latere Franco Tucci e da 6 giudici popolari, due donne e quattro uomini, ha creduto all'innocenza del giovane, già assolto in primo grado. Alberto Stasi, alla lettura della sentenza ha abbracciato i suoi avvocati, si è messo a piangere e ha poi lasciato l’aula del tribunale milanese senza rilasciare alcuna dichiarazione.  

 

LE REAZIONI - "Non mi arrenderò". Parola di mamma Rita. Scossa, emozionata per l'assoluzione del ragazzo che lei ritiene colpevole, la mamma di Chiara Poggi ha rivelato di non aver guardato nessuno al momento della sentenza: "Ho provato solo tanta emozione, niente altro".

Il progessor Giarda, avvocato che ha curato il comparto difensivo per Alberto Stasi, liquida i cronisti: "Non tocca a noi trovare l'assassino. Forse bisognava non fare indagini unilaterali e basta con lo slogan 'se non lui chi?". Il penalista ha poi voluto chiarire "una volta per tutte che Stasi è stato assolto non per insufficienza di prove, come si continua a dire, ma per la mancanza di esse".

 

IL PROCESSO - Davanti alla seconda Corte d’Assise d’Appello di Milano è ripreso questa mattina il processo ad Alberto Stasi, unico imputato per l’omicidio di Chiara Poggi, la sua fidanzata uccisa il 13 agosto nel 2007 nella sua villetta di Garlasco. Il giovane in primo grado è stato assolto. Il pg di Milano, Laura Barbaini, ha ribadito la richiesta di condannare a 30 anni di carcere. L’accusa ha ribadito gli elementi che dimostrerebbero la colpevolezza dell’ex bocconiano e ha chiesto ai giudici della Corte d’Assise d’Appello di condannarlo al massimo della pena. Sia Alberto che la famiglia di Chiara, presenti in aula, hanno seguito con attenzione e tensione le ultime fasi dell’udienza
 

 

L'ACCUSA - Il Sostituto Procuratore di Milano Laura Barbaini, nel corso delle repliche ha anche contestato la perizia relativa alle macchie di sangue sul pavimento della villetta di Garlasco e su loro grado di essicazione. Il Pg rivolgendosi ai giudici ha spiegato, confrontando di verbali dell’intervento dei carabinieri sulla scena del crimine il giorno del delitto e il relativo orario delle foto scattate, con quello indicato nel dispositivo della macchina fotografica utilizzata, ha rilevato un errore non da poco: la macchina era settata sull’ora solare e non sull’ora legale, e quindi le foto sarebbero state scattate un’ora dopo rispetto all’orario riportato sui verbali. Pertanto ciò si riflette sul grado di essicazione delle macchie di sangue su una delle perizie disposte dal Gup di Vigevano Stefano Vitelli, che due anni fa ha assolto Stasi.

Secondo il Pg Barbaini le “deviazioni sessuali di Alberto Stasi” costituirebbero il movente del delitto di Garlasco.“Le deviazioni sessuali di Stasi - ha detto la rappresentante dell’accusa - e la natura dei rapporti intimi tra Alberto e Chiara, quali inequivocabilmente emergono dai filmati con tutta la loro evidente patologica criticità, sono evidentemente alla base dell’elemento scatenante che ha indotto Stasi a uccidere”. Inoltre per il pg Alberto Stasi uccise Chiara Poggi in base a “un piano preordinato”. “Stasi mente - ha spiegato la rappresentante dell’accusa - sul suo riferito accesso in casa Poggi. Appare evidente come questi, dopo aver commesso l’omicidio tra le 9,12 e le 9,35, torna a casa e, nell’ambito del suo piano preordinato, si crea l’alibi dalle 9,36 in poi con l’uso del pc e del telefono, ritornando a casa Poggi alle 13,45 dopo essere uscito di casa alle 13,30”.

Secondo la Barbaini, un ulteriore elemento a carico dell’imputato risiede nel fatto che ai carabinieri riferisca di “un malore o un incidente” di Chiara. “Non possiamo non chiederci perché Stasi - ha detto il pg - dopo essere entrato in casa ed essersi trovato di fronte ad un primo lago di sangue in salotto, ad un secondo davanti alla porta della cantina, ad un terzo ancor più ampio sui gradini della scala e, dopo aver visto il corpo della sua fidanzata nell’ennesimo lago di sangue, vada dai carabinieri e riferisca di un malore o di un incidente”. Per il pg, questa condotta è “assurda e illogica” e “non si spiega se non nell’ambito del piano originario di Stasi che ha avuto successo”. 

 

LA PARTE CIVILE - Anche la parte civile rappresentata dal legale Gian Luigi Tizzoni, ha sottolineato l’impianto accusatorio che dimostrerebbe, senza ombra di dubbio che è stato Alberto ad uccidere Chiara quel 13 agosto di quattro anni fa.   Per il legale dei Poggi, Stasi avrebbe usato due biciclette, la prima, nera, poi sequestrata dai carabinieri, per andarla a uccidere; la seconda, bordeaux e sulla quale ci sono tracce del dna di Chiara, per correre a gettare via abiti e arma. Infine, il movente.

 

LA DIFESA- La parola è quindi passata alla difesa secondo la quale la perizia di primo grado non è da rifare. Per i legali di Alberto, i carabinieri entrano nella villetta alle 14.45. La prima foto mostra come orario le 14.02, le 15.02 spostando la lancetta un'ora piu avanti. L'ultima foto viene scattata alle 14.32, seguendo il ragionamento dell'accusa l'orario esatto è le 15.32. Un dato che però la difesa contesta perché i carabinieri escono dalla villetta di via Pascoli alle 15.15. Dunque l'ultima foto risulterebbe scattata dopo che i carabinieri sono già usciti da casa Poggi

A dividere accusa e difesa ci sono indizi. Il pg Laura Barbaini ha riletto in una prospettiva diversa gli indizi che il giudice di primo grado, Stefano Vitelli, aveva considerato “insufficienti e contraddittori” per una condanna, portando un unico elemento inedito: il messaggino inviato da Alberto la notte prima del delitto a un amico, poi cancellato, che segnalerebbe “un’emergenza”. Il suo contenuto è stato eliminato sia dal mittente che dal destinatario, ma per la Procura Generale basta il fatto che sia stato cancellato, a differenza di tutti quelli mandati e ricevuti prima e dopo, per sottolineare una ‘tensione’ e aggiungere un tassello importante all’accusa.


Secondo il pool di difensori, guidati dal professor Angelo Giarda, quel messaggino non sarebbe comunque indicativo di nulla anche perché è stato mandato 30 ore prima del delitto. C’è invece un punto fermissimo per la difesa ed è l’alibi da sempre invocato dall’imputato e poi confermato da una perizia ‘super partes’: l’aver lavorato alla tesi di laurea al computer di casa sua tra le 9 e 35 e le 13 e 20 della mattina del delitto. Barbaini cerca di sgretolarlo sostenendo che Chiara venne uccisa tra le 9 e 12, quando fu disattivato l’allarme di casa Poggi, e le 9 e 35. Una ‘finestra’ di 23 minuti in cui Stasi raggiunge la fidanzata, la massacra, si libera di armi e vestiti insanguinati e fugge in bicicletta. In primo grado, la Procura di Vigevano aveva collocato il delitto tra le 10 e 30 e le 12, poi prima delle 9 e 35.