Da Galli a Palù: chi sono i virologi diventati star

Inseguiti dai conduttori, corteggiati dalla politica e in spesso in lite fra loro: quando la scienza buca lo schermo

Fabrizio Pregliasco e Massimo Galli

Fabrizio Pregliasco e Massimo Galli

Da sconosciuti di rango a star televisive, ricercatissime da conduttori e giornalisti in cerca di un'analisi lampo sui dati dell'epidemia. Inevitabilmente i virologi sono diventati l'oracolo via etere di questo maledetto anno scandito da numeri, vocaboli e proiezioni attorno al Covid e alle sue conseguenze. Una liturgia quotidiana tra l'aggiornamento del bollettino, ufficiale e drammatico, e i più rassicuranti collegamenti dalla scrivania di casa o dell'ospedale con mascherine abbassate e auricolari rigorosamente bianchi alle orecchie per commentare i dati appena usciti e raccomandare comportamenti virtuosi alla popolazione. Medici e scienziati assoluti protagonisti, padroni incontrastati della materia e della scena, tanto da litigare fra loro e confondere il pubblico. Prudenti, riflessivi, allarmistici oppure ottimisti, fiduciosi e spregiudicati, a seconda dell'esperto di turno. Dallo schermo della tv o da quello del tablet, sono entrati nelle nostre case fino a che abbiamo imparato a conoscerli al ritmo della cantilena "contagi-guariti-vittime" mandata a memoria come si fa con l'incipit della grandi squadre. Ogni volto è diventato un nome, ogni nome un'opinione e ogni opinione un credo. Da bravi italiani non abbiamo perso l'occasione di schierarci, di diventare tifosi dell'uno o dell'altro e di fare nostre supposizioni scientifiche mai comprese, ricordando e ripetendo agli amici la frase ascoltata. "Lo ha detto lui". E tanto basta.

Ma il medico è un'istituzione, a prescindere e in ogni epoca, sia uno sciamano o un luminare laureato ad Harvard. Un'ancora cui aggrapparsi, ancorchè arrugginita, specialmente col mare in tempesta. Altrimenti non si spiegherebbe perchè ogni Natale riempiano di cesti gli studi del condotto o della specialista che poi, unici a ricevere doni per fare il loro lavoro, li riciclano per esagerata generosità dei pazienti. Rito, scaramanzia, reverenza all'insegna del "chè non si sa mai". Il camice bianco ha più fascino della divisa e se i dottori scrivono male, nel senso della calligrafia, certamente sanno incantare quando parlano e spaziano dal latino all'inglese. Abbiamo avuto bisogno delle loro parole e non solo delle loro cure tra le onde infami dell'epidemia globale e globalizzata. Nell'era plurale e digitale, si sono moltiplicati i palcoscenici per l'avanguardia illuminata a capo di un esercito di dottori e infermieri che in ospedale, nelle case e in ambulatorio ha combattuto in trincea. Molti pagando la vita. Non ce ne vogliano gli uni e gli altri per la leggerezza di queste righe che comunque raccontano una verità tra cronaca e costume.      

Il professor Massimo Galli
Il professor Massimo Galli

Il primario di infettivologia all'ospedale Sacco di Milano, classe 1951, è stato di gran lunga il più presente e inseguito. Non c'è stato giorno in cui il suo volto rassicurante, il suo eloquio da buon padre di famiglia non ci abbia tenuti incollati allo schermo. Riconosciuto dalla comunità scientifica come luminare, punto di riferimento incontrastato, ha spiegato in termini semplici concetti complessi con toni sempre molto pacati ma netti. Il professore milanese che prima del Covid ha combattuto l'Hiv è il medico che tutti vorremmo, conoscenza e umanità insieme, un'allure di saggezza a 360 gradi. A Galli chiederesti consiglio su tutto e non solo su ciò che conosce più di tanti e molti conduttori non hanno resistito alla tentazione di portarlo fuori dal perimetro. Disponibile, con collegamenti dall'alba a notte fonde, ha dimostrato di trovarsi perfettamente a suo agio davanti alle telecamere mai stanco, almeno in apparenza, quasi mai nervoso, attirato o rassegnato al ruolo di divulgatore. "Il Covid cammina con le nostre gambe", il suo mantra anche nei momenti di maggior ottimismo generale da cui si è sempre tenuto distante.

 

Il virologo Fabrizio Pregliasco
Il virologo Fabrizio Pregliasco

Il virologo milanese 61enne, direttore sanitario dell'ospedale Galeazzi e professore alla Statale, è stato chiamato dal governo a collaborare nella battaglia al Covid dall'alto della sua comprovata esperienza sul campo. Ad ogni collegamento, l'impressione era proprio quella del comandante che "si sporca le mani". Quasi sempre in divisa da lavoro, talvolta con le lenti spesse degli occhiali appannate, ha spiegato chi fosse il nemico e dove si nascondesse, sforzandosi di semplificare tabelle e dati. Pregliasco dal 1981 è presidente della Pubblica Assistenza Rho Soccorso e il lavoro tra volontari, ambulanze  e cittadini sembra accompagnarlo sempre, tenendolo a distanza di sicurezza dalla dotta supponenza di certi suoi colleghi. Riservato, non è mai uscito dal seminato della sua missione di medico, senza eccessi, lontano dalle polemiche, ci ha messo in guardia dai comportamenti leggeri e dai rischi dell'allentamento delle rigide misure anti-contagio, tanto da ipotizzare a inizio anno l'arrivo di una terza ondata. Non parlategli però di no vax

Ilaria Capua
Ilaria Capua

Non può essere certo definita un cervello in fuga perché anche l'Italia ha riconosciuto il suo valore ma il fatto che sia direttrice dell’One Health Center della Università della Florida offre a Ilaria Capua un prestigio internazionale invidiata che fa rimpiangere di istinto la sua distanza. La pandemia l'ha riportata nelle nostre case, unica donna nel pool di virologi-divulgatori. E' n po' fuori dagli schemi, venne anche eletta alla camera dei deputati nel 2013 con Scelta Civica. Qualcuno la vorrebbe nel Governo Draghi, qualcun altro come Massimo Galli ha detto che non sarebbe adatta. : "Non ha nessuna eperienza nella sanità pubblica". Eppure la Capua sembra tra le più gettonate nel classico toto-ministri di questi giorni. In ambito scienfitico, da laureata in veterinaria, ha un approccio che vuole abbattere le distinzioni tra uomo e animale in medicina. Ha combattuto, rivelandone la sequenza genetica, il virus dell'aviaria. Attiva sui social, i suoi collegamenti video con Floris su La7 sono stati un must con la professoressa nei panni di "prof" severa ma giusta. 

 

Il professor Andrea Crisanti
Il professor Andrea Crisanti
Andrea Crisanti

Anche il virologo direttore di microbiologia all'Università di Padova viene tirato per la giacchetta. Il suo nome è stato accostato alla futura squadra di governo ma Crisanti fa melina. "Non mi hanno chiesto di fare il ministro, e' un'invenzione della stampa, non me lo hanno chiesto ne' ufficialmente ne' ufficiosamente. Se lo farei? Non lo so, non ci ho mai pensato". Ma se dovesse proprio farlo allora cambierebbe " passo su tutto. Metterei sforzi senza precedenti sul piano vaccini anti-Covid, ma anche sulle misure di controllo della trasmissione del virus sul territorio, perché non si può fare affidamento solo sui vaccini. E soprattutto creerei un sistema di sorveglianza delle varianti". Bastano queste poche righe per comprendere il temperamento di questo scienziato che non risparmia stoccate al governo - "Lo devo dire una volta per tutte, i banchi a rotelle non li digerisce nessuno perché hanno due difetti irredimibili: sono brutti e inutili" - e più in generale a chi ha troppa fretta di tornare alla normalità pre-Covid. Insomma, Crisanti è uno che non le manda a dire e se c'è da "discutere" non si tira indietro. Famosa una polemica televisca a distanza col collega genovese Matteo Bassetti  circa l'opportunità di ricevere compensi in qualità di testimonial per la campagna anti-pandemia

 

Walter Ricciardi
Walter Ricciardi

Non tutti sanno che Walter Ricciardi, napoletano classe 1959, è stato anche un attore prima da bambino e poi al fianco di Mario Merola. La sua fama è da accademico di spicco,  ex presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e rappresentante italiano all’ Organizzazione Mondiale della Sanità e soprattutto da consigliere del ministro della salute Roberto Speranza nel contrasto all’emergenza Covid-19. Conosce gli ambienti della politica da cui ha ricevuto incarichi prestigiosi, anzi ha partecipato come responsabile alla sanità alla nascita di Azione, il partito di Carlo Calenda. È dunque il più politico dei medici schierati contro il Coronavirus, tanto da inimicarsi la destra per le critiche a Trump. Il professore fautore del lockdown robusto ha messo da subito in guardia dai pericoli delle variante inglese più contagiosa e letale.

 

 

Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Ansa)
Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità (Ansa)

Non è un virologo il medico 61enne Franco Locatelli, presidente del consiglio superiore di Sanità, ma è stato durante la prima ondata il volto ufficiale della guerra al Covid durante le dirette quotidiane da Roma per l’aggiornamento del bollettino al fianco di Angelo Borrelli capo della Protezione Civile. Più austero e rigido dei suoi colleghi, quasi a rappresentare la sofferenza della sua terra, la più colpita dal virus, ha snocciolato dati e considerazioni sulla pandemia con quel caratteristico timbro di voce quasi robotica, vagamente simile  a quella di Tremonti,  che li ha guadagnato l’imitazione di Crozza, la vera patente dei personaggi che contano.  Ingessato e freddo sì, ma comunque rassicurante quanto lo è la certezza dei numeri e della scienza.

 

 

Silvio  Brusaferro, presidente Istituto superiore di sanità (Ansa)
Silvio Brusaferro, presidente Istituto superiore di sanità (Ansa)

Ha sostituito nell’estate di due anni fa Walter Ricciardi alla guida dell’Istituto Superiore di Sanità, Silvio Brusaferro è professore ordinario di igiene preventiva e direttore del dipartimento medico dell’univerisità di Udine, la sua città natale. Si potrebbe dire che è un friulano atipico visto dalla tv, perché sembra trovarsi molto a suo agio nel ruolo di divulgatore davanti alle talecamere senza però eccedere in personalismi o fuoriprogramma. È un medico moderno, aggiornato,  umano e in forma. Dimostra meno dei suoi 61 anni. Membro del comitato tecnico scientifico, da presidente dell’Iss ha risposto per le rime alle Regione Lombardia nella querelle sugli errori di calcolo dell’indice Rt da parte del Pirellone che ha determinato una settimana di zona rossa in più, rimandando al mittente le accuse: “Sono stati loro a chiamarci per chiedere di ricalcolare l’indice!”  sulla base di parametri aggiornati

 

 

Il professor Matteo Bassetti
Il professor Matteo Bassetti

Probabilmente è il più discusso e criticato della truppa, Matteo Bassetti, il giovane (si fa per dire visto che ha 51 anni ma siamo in Italia) direttore del reparto malattie infettive del San Martino di Genova. Protagonista di battibecchi e polemica a distanza, anche ravvicinata, con colleghi e conduttori, Bassetti ha sempre cantato fuori dal coro, sostenendo che il Covid non sia poi così grave e la necessità di evitare panico e allarmismi. Malgrado le critiche, ha sempre tenuto il punto.  Poco presente sui social, è molto stimato dalla Salvini e menzionato dai leghisti. Recentemente ha espresso preoccupazione per le varianti inglese e sudafricana, ritenendo fondamentale il via libera a Sputnik, il vaccino prodotto in Russia.

 

 

Roberto Burioni
Roberto Burioni

Il virologo 58enne Roberto Burioni sfugge a questo elenco perché il grande pubblico già lo conosceva come paladino dei vaccini in televisione e sui social contro i no-vax che gli hanno sempre constestato un conflitto di interessi legato a brevetti sui vaccini. Ricercatore nell'ambito degli anticorpi monoclonali, di cui tanto si parla in questi giorni, l'accadamico pesarese professore all'Università Vita Salute del San Raffaele, è stato protagonista di interventi e polemiche anche durante la pandemia da Sars-Covid 19. Poco giorni prima del manifestarsi del virus in Italia disse in televisione di ritenere "che in questo momento in Italia il rischio di contrarre questo virus è 0, perché il virus non circola". A chi lo attaccò subito dopo rispose: "In quel momento le autorità ci dicevano che in Italia il virus non c'era. La mia colpa è" quella di non avere avuto la capacità di prevedere che il virus sarebbe stato trovato diciotto giorni dopo. Ma io sono un medico, non un veggente. E questa incapacità di predire il futuro effettivamente è un mio limite". Gli scontri erano solo all'inizio. Mediaticamente memorabile quello sotto Natale con Heather Parisi in versione no-vax. "Se si ammala si attacca al tram", commentò Burioni che da tifoso della Lazio fece infuriare i tifosi giallorossi scrivendo su Twitter: "Meglio il Covid della Roma". 

 

Alberto Zangrillo (Ansa)
Alberto Zangrillo (Ansa)

Nella carrellata non poteva mancare Alberto Zangrillo primario dell'Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale al San Raffaele, anche lui volto noto per essere il medico personale di Silvio Berlusconi ed aver relazionato il grande pubblico sulle condizioni di salute dell'ex premier in occasione di interventi e ricoveri. Il leader di Forza Italia ha "disobbedito" al suo dottore di fiducia recandosi a Roma di persona per il secondo giro di consultazioni con Mario Draghi. La pandemia ha visto Zangrillo protagonista più volte nel ruolo di "pompiere" . Della serie la situazione è sotto controllo, il sistema regge e non facciamola più grave di quello che è. Poi il 31 maggio 2020 la fatidica frase che pronunciata in tv: "Il virus, dal punto di vista clinico, non esiste più”. Da lì a poco il Billionaire diventa un focolaio nella Sardegna risparmiata dal virus fino all'estate e poi la seconda e devastante ondata. I colleghi e non solo lo bersagliano, la polemica con Galli è vibrante. Zangrillo ricorderà i trascorsi sessantottini del primario del Sacco che "accusa senza fare i nomi".

 

Giorgio Palù, nuovo presidente dell'Aifa
Giorgio Palù, nuovo presidente dell'Aifa

Il nuovo presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa) , ex professore di Microbiologia e Virologia a Padova, ha fatto parlare più volte di sè durante la pandemia, ponendosi sulla sponda opposta di tanti colleghi. Giorgio Palù ha criticato l'eccessivo allarmismo attorno al contagio, sottolineandone la scarsa letalità. Contrario al ricorso eccessivo ai lockdown  - "c’è più rischio di morire di lockdown, di chiusura, di fame che di Covid-19 " - che uccide l'economia e i malati di altre patologie, ha più volte denunciato il clima di isteria collettiva in cui tutti possono dire la propria. Tra le dichiarazioni più controverse quella sull'ipotesi della creazione in laboratorio del virus e quella sulla quasi totalità di asintomatici. Vibrante lo scontro con il suo allievo Crisanti proprio in tema di lockdown. "Non è un virologo - disse - ma un esperto di zanzare".

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