"Ho rischiato la vita, l'affetto dei miei concittadini mi ha travolto"

Stefano Bellaria, sindaco di Somma Lombardo, e la malattia: i sintomi lievi, il rapido peggioramento e l'ingresso in Terapia Intensiva: "Un giorno di ritardo e non potrei essere qui a raccontare"

Il sindaco Bellaria

Il sindaco Bellaria

SOMMA LOMBARDO (Varese), 12 febbraio 2021 – Dalla gioia per la rielezione alla paura di abbandonare i suoi cittadini per sempre a causa del Covid-19. Per Stefano Bellaria, sindaco di Somma Lombardo, cittadina del Basso Varesotto, il 2020 è stato un anno sulle montagne russe. Da qualche giorno, uscito dall’ospedale dove era stato ricoverato in Terapia intensiva, è tornato nel suo ufficio a Palazzo Viani Visconti per riprendere l’attività. Con moderazione, seguendo i consigli dei medici.

Sindaco Bellaria, si è ammalato di Covid a dicembre. Com’è cominciata?

“E’ iniziata con sintomi lievi. Un po' di tosse, qualche linea di febbre. Poi, improvvisamente la situazione si è aggravata. La saturazione è calata repentinamente e non riuscivo neppure a scendere da solo dal letto. Fortunatamente il mio medico, la dottoressa Luciana Mattaini che ringrazio perché è sempre stata presente, mi ha fatto immediatamente ricoverare all’ospedale di Busto Arsizio. Lì la situazione è degenerata nel giro di un giorno. Dopo aver provato tutti i possibili supporti alla respirazione (mascherine Venturi, casco Cpap) mi hanno sedato, intubato e portato nel padiglione di Terapia intensiva dell’ospedale Covid di Fiera Milano. Ringrazio anche i medici dell’ospedale di Busto Arsizio perché sono intervenuti con prontezza e decisione. Se avessero atteso un giorno in più, probabilmente non sarei qui a raccontare la mia storia”. Cosa ricorda dei giorni di ricovero a Milano? Come ha trovato la struttura, il personale?

“Ricordo innanzitutto la professionalità e l’umanità di tutto il personale medico, infermieristico e sociosanitario guidato dal professor Paolo Severgnini, primario di Rianimazione cardiochirurgica dell’ospedale di Circolo di Varese, ‘prestato’ al presidio milanese. Mi hanno davvero colpito l’attenzione e l’amore con cui accudiscono ogni paziente. Le parole, le cure, le attenzioni riservate a chi è lì addormentato, i contatti quotidiani con i familiari dei ricoverati. Sono gesti fuori dal comune e che fanno la differenza”.

L'esperienza come malato di Covid che cosa le ha lasciato? A chi continua a negare che cosa dice?

“Mi ha fatto riscoprire l’importanza delle piccole cose, i gesti quotidiani che diamo spesso per scontati. E l’invito a non sprecare un solo attimo a vivere la vita appieno, a gioire della vicinanza dei propri cari. A chi nega dico di non fare come lo struzzo: mettere la testa sotto la sabbia non aiuta ad affrontare e vincere le proprie paure. Il Covid esiste e può colpire duramente chiunque, esserne consapevoli è il primo passo per sconfiggerlo”. Durante la sua degenza tante sono state le manifestazioni divicinanza e di affetto, se le aspettava?

“L’ondata di affetto che ha letteralmente ‘travolto’ me e la mia famiglia è stata intensa e inaspettata. Questa vicinanza ci ha aiutato ad affrontare e superare i momenti più bui. Non nascondo che quando le infermiere del Covid Hospital di Fiera Milano mi hanno fatto leggere una parte dei messaggi apparsi sui social, in particolare quelli dei bimbi delle scuole elementari, mi sono davvero commosso. Posso solo dire un grande grazie a tutti. Senza questa speciale energia fatta di fede e di affetto non so se ce l’avremmo fatta”. Ripensando all'esperienza che ha vissuto, qual è stato il momento più bello?

“Due sono i momenti più belli. Il primo quando appena svegliato ho pensato: ‘Caspita ce l’abbiamo fatta’ e soprattutto il secondo, quando il giorno di Natale ho potuto videochiamare la mia famiglia. Era la prima volta che potevo comunicare con Paola e i ragazzi dopo che li avevo sentiti otto giorni prima per annunciare loro che di lì a pochi minuti sarei stato intubato e trasferito in Terapia intensiva. Sono stati due momenti indimenticabili. Posso solo dire che è questo è stato il Natale più bello della mia vita”. Sindaco lei sta riprendendo l'attività amministrativa, come sta andando?

“Bene. Sinceramente non vedevo l’ora di ricominciare, Somma e i sommesi mi sono mancati. Devo solo ricordarmi di non esagerare e di fare un passo alla volta. La voglia di recuperare il tempo perduto è tanta, ma come mi ha detto Paolo, il fisioterapista dell’ospedale Covid in Fiera ‘Ricordati di non fare il ganassa’, Devo comunque ringraziare il vicesindaco Stefano Aliprandini, assessori e personale comunale che durante la mia assenza hanno svolto egregiamente tutti i compiti amministrativi”.

Tornando al momento precedente il suo contagio, come sono stati per lei i mesi dell’emergenza sanitaria vissuti da amministratore?

“La pandemia ha  costretto noi tutti a compiere un salto di qualità nel modo di rapportarci e di comunicare, nella gestione delle emergenze, nell’imparare a programmare e riprogrammare a breve termine, nel cercare di coniugare tutela della salute con ricerca della massima libertà possibile. Sono stati, soprattutto i primi, mesi molto ‘tosti’. Mesi però segnati dalla volontà di collaborare, di essere d’aiuto, di sentirsi parte di un'unica comunità. E in questo i sommesi sono stati parte attiva. Chi impegnandosi direttamente in qualche associazione, chi semplicemente rispettando le prescrizioni”.

Quali sono state le difficoltà incontrate da amministratore nel gestire la situazione?

“L’iniziale mancanza di precise informazioni sull’evolversi della situazione, la difficoltà nel reperire i dispositivi di protezione, a partire dalle mascherine chirurgiche e il timore di lasciare indietro qualcuno. Poi, anche grazie al prezioso supporto di molte associazioni, al lavoro degli uffici comunali, e alla collaborazione con gli altri sindaci del territorio, si è riusciti a gestire la situazione. Per noi l’importante era far percepire ai cittadini che l’amministrazione era ed è presente, che ogni richiesta di aiuto sarebbe stata ascoltata, che nessuno sarebbe stato lasciato solo. Credo che questa esperienza abbia contribuito, almeno a livello locale, a rafforzare il senso di appartenenza. E’ un patrimonio che non dobbiamo disperdere”.

Il Covid ancora non è sconfitto: c'è un messaggio che vuole lanciare ai cittadini e ai giovani?

“Voglio mandare due messaggi. In primis appena sarà possibile invito caldamente tutti a farsi vaccinare, è un gesto di responsabilità nei confronti di se stessi e degli altri. Solo così potremo recuperare pienamente la libertà perduta. Se, invece, attraversate un momento di difficoltà economica o psicologica non esitate a contattare il Comune. Il primo passo per uscire da questa difficile situazione è non sentirsi soli. Perché come detto più volte in questo anno di pandemia, solo insieme ce la faremo”.

UN ANNO DI COVID: IL NOSTRO SPECIALE