Fumus persecutionis

Tra il sindaco di Milano e il presidente del Consiglio, Sala e Meloni per intenderci, non dovrebbe correre buon sangue, sulla carta. Non foss’altro perché fanno politica da fronti opposti. Ma un terreno comune sembrano averlo trovato: la lotta al fumo all’aperto. Siamo agli antipodi di quanto accadeva negli anni ’70, quando si accendeva una sigaretta in aereo e perfino in ospedale. Bandito dagli uffici ormai da lustri, il fumo si ritira in isole sempre più minuscole e private, dalle salette ad hoc alle case, quando il coniuge non imponga il balcone o almeno la finestra.

E se a Milano, da oltre un mese, è vietato accendere una sigaretta nei parchi, nelle stazioni e alle fermate dei mezzi pubblici, il governo si appresterebbe addirittura a vietare la prassi in quasi tutti i luoghi all’aperto, specie se frequentabili da bambini e donne incinte. Sulla falsariga di una tendenza partita nei Paesi nordici e ormai dilagante.

C’è chi dice no, direbbe Vasco, anche all’interno dell’esecutivo. Salvini, pur ammettendo di avere smesso da quattro anni, parla di esagerazione. Chi la spunterà? Di certo, c’è già chi parla di persecuzione. Ma succedeva anche quando fu bandito il fumo dagli uffici. Oggi tornare indietro apparirebbe quasi un’assurdità.