Monza, 3 novembre 2013 - Autodromo sempre sulla corda. Non c’è pace sul futuro. Nell’anno in cui sembrava essersi rimesso in carreggiata, almeno all’apparenza, anche agli occhi degli organizzatori di gare e campionati, torna l’incubo di perdere il secondo evento più importante della stagione, ovvero il Mondiale Superbike. Un punto interrogativo che traspare dalle parole del boss del campionato, Carmelo Ezpeleta, il numero uno della Dorna che ha ereditato il Mondiale delle derivate di serie dai fratelli Maurizio e Paolo Flammini. Il rischio è ricorrente e concreto. La posizione del patron spagnolo è chiara: «Per i piloti Monza è troppo pericolosa, non possiamo costringerli ad andarci solo per soldi».

Un gioco al rialzo? Una strategia politica? Fatto sta che il weekend nero del 2012, con le gare annullate per il maltempo e con il caso delle bolle sull’asfalto della Parabolica (su cui peraltro la Procura di Monza ha indagato e per la quale ha chiesto il rinvio a giudizio degli ex manager dell’Autodromo), evidentemente continua ad avere i suoi effetti collaterali. Anche se la Sias - la società dell’Automobile club di Milano che gestisce il circuito - ha in mano un contratto con il circus della Superbike già confermato fino al 2014. Niente è scontato. Perché come per la Formula Uno si tratta di accordi commerciali. Subordinati all’omologazione della pista. Insomma, se il circuito non riuscisse più a rispondere ai requisiti di sicurezza richiesti dalla Federazione e dai piloti, allora il contratto sarebbe carta straccia. Il sospiro di sollievo tirato nel maggio scorso in occasione della tappa monzese della Superbike è acqua passata. Il bel tempo aveva potuto dimostrare che i lavori di riasfaltatura della curva Parabolica hanno risolto i problemi delle bolle e del pessimo drenaggio della pista ma i piloti, con Marco Melandri in testa, non hanno mai nascosto il proprio giudizio su Monza. L’Autodromo non ha una grande reputazione nel paddock, i timori sulla pericolosità della pista più veloce del campionato (in fondo al rettilineo dei box si arrivano a sfiorare i 340 chilometri orari, e sul giro si possono superare i 200 orari di velocità media) sono sempre alti. E poi c’è una questione di strategia di mercato. Ormai l’Europa e l’Italia in particolare non sono più attrattivi. L’attenzione è rivolta al Sud America e al Sud-Est asiatico. È lì che le case e, di conseguenza il campionato che è espressione delle moto derivate dalla serie, puntano il loro orizzonte. E questo si traduce nel taglio del numero di Gp nel Vecchio Continente. In Italia, Monza deve riconquistare la scena sfidando la concorrenza di Imola e Misano.

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