di Monica Guzzi

Seveso (Monza), 8 aprile 2014 - Almeno 40 milioni di euro. È quanto potrebbe costare, secondo i conti fatti dagli ambientalisti di «Insieme in rete», lo smaltimento del terreno contaminato dalla diossina che verrà rimosso durante i lavori della Pedemontana. Ma la cifra potrebbe lievitare, se la campagna di ulteriori indagini prescritte dal Cipe e non ancora realizzate dovesse portare alla luce altri problemi. Denaro che non c’è.

Siamo sulla tratta B2 della futura autostrada, che entrerà nel Bosco delle Querce con la riapertura di vecchie ferite e l’evocazione di nuovi fantasmi. Ma il sindaco di Seveso, Paolo Butti, non ci sta. «I Comuni di Seveso e Desio con Insieme in rete hanno presentato alla società un atto di diffida ad approvare il progetto esecutivo senza prima avere ottemperato alle prescrizioni del Cipe - dice il sindaco -. A due mesi dalla consegna del progetto esecutivo non risulta ancora che Arpa sia stata coinvolta. E i costi aggiuntivi?».
Eppure le prescrizioni del Cipe relative alla tratta B2 e al Bosco delle Querce parlano chiaro: «In corrispondenza dell’interferenza del tracciato con le aree influenzate dall’incidente Icmesa dei Comuni di Seveso, Meda, Cesano Maderno e Bovisio Masciago, dovranno essere realizzate ulteriori indagini dettagliate sui terreni interessati da contaminazione da diossina, poiché nel corso delle indagini preliminari per la verifica della concentrazione residua sono stati riscontrati superamenti dei valori limite».
Gianni Del Pero, geologo di Wwf e «Insieme in rete», presenta il conto sulla base dello stesso piano di gestione di Pedemontana.

«Pedemontana ha stimato sul tratto B2 il movimento di 4 milioni e 300mila metri cubi di materiale, di cui buona parte riutilizzato - riassume -. I terreni di bonifica sono stati quantificati in 600mila metri cubi, equivalenti ad un milione di tonnellate, che vanno smaltite in discariche specializzate. Quest’operazione costa 40 milioni di solo smaltimento».

Ma potrebbe non essere finita qui. «Se le nuove analisi diranno che esistono altri punti contaminati, il volume di terra da smaltire aumenterà, e li costringerà a modificare il progetto: o ti sposti in superficie o altrove, perché il progetto diventerebbe antieconomico», aggiunge Alberto Colombo, di «Insieme in rete».
Il problema riguarda la cosiddetta zona B. «Qui non è mai stata fatta una bonifica se non un semplice ribaltamento della terra, eppure i livelli di diossina nei primi 25 centimetri superano non solo i livelli di accesso al pubblico ma anche quelli ben superiori delle zone industriali- concludono gli ambientalisti -. È una zona ad alto rischio dove sarebbe meglio non andare a toccare nulla. Eppure qui vogliono realizzare una vasca di laminazione ed un peduncolo. E qui non sono mai stati eseguiti carotaggi da parte di Pedemontana. Un problema per tutta l’area, ma anche per chi andrà a lavorare nei cantieri».