di Marco Dozio

Villasanta (Monza), 12 febbraio 2014 - La fuga di Carrier è ormai assodata, certificata, confermata ieri pomeriggio durante l’incontro coi sindacati in Confindustria. Resta il nodo della reindustrializzazione, àncora di salvataggio per i 212 dipendenti a un passo dal licenziamento.

La multinazionale americana Utc, detentrice del marchio, ha garantito un impegno a metà. Nel senso che pagherà una società specializzata nella ricerca di un acquirente per il sito di Villasanta, la grande area di 132mila metri quadri alle porte del paese. Lo farà per un anno o poco più, vincolando la vendita dell’immobile all’assunzione dei lavoratori licenziati. Ma si tratterà soltanto di un tentativo, che potrebbe sfociare in un nulla di fatto, e a quel punto Carrier non avrebbe più obblighi verso le maestranze che hanno perso il posto, se non quello di assicurare gli ammortizzatori sociali, cassa integrazione e incentivi, oltre al supporto per il percorso di ricollocamento attraverso le agenzie.

Mirko Stucchi è il sindacalista della Fiom Cgil che sta seguendo la vertenza dall’inizio, da quando il colosso dei condizionatori ha annunciato la chiusura dello stabilimento brianzolo per delocalizzare in Repubblica Ceca. Erano i primi giorni di gennaio. Ieri le tute blu hanno scioperato manifestando per tutto il pomeriggio davanti ai cancelli della Confindustria monzese: «In giornata riuniremo i lavoratori in assemblea per valutare assieme il da farsi. La cessazione dell’attività purtroppo è confermata. Permangono forti distanze tra noi e l’azienda. Sulla proposta relativa alla reindustrializzazione occorre cautela e buon senso: trovare un soggetto imprenditoriale disposto a investire su un sito così vasto è difficile. Carrier vorrebbe vendere a un unico acquirente e provare a farlo nel giro di un anno, un tempo forse troppo ristretto. E soprattutto la multinazionale non vuole vincolarsi al progetto di rilancio. Pagherà l’agenzia per l’attività di ricerca, ma se poi l’operazione non dovesse andare a buon fine?». Quel che è certo è che a giugno l’impianto chiuderà definitivamente. Il rischio è assistere all’ennesimo fenomeno di desertificazione industriale nella Brianza est, a pochi chilometri dalla Silicon Valley di Vimercate, svuotata dal fallimento di Bames e Sem e dalla disgregazione dello storico presidio Ibm. L’Amministrazione comunale di Villasanta assicura che l’area resterà a vocazione produttiva. Niente insediamenti residenziali, niente villette e niente terziario, come ribadito fa durante il Consiglio comunale aperto, convocato per testimoniare solidarietà alle maestranze coinvolte nella crisi.