Brugherio (Monza), 28 gennaio 2014 - Una città attonita, quasi pietrificata, dal dolore di una tragedia privata e incomprensibile. Così si presentava ieri Brugherio, all’indomani della macabra scoperta che domenica mattina Marco Zarba, 39 anni, ha fatto nella villetta dei suoi genitori Vincenzo, muratore in pensione di 63 anni, e Lucia Bocci, casalinga 56enne, in via Bindellera 33. Il corpo della mamma ancora in pigiama in camera da letto, straziato da una ventina di coltellate all’addome e da un colpo in testa e quello del padre impiccato nel garage con un filo di ferro. Omicidio-suicidio. Una tragedia che nessuno, e tantomeno Marco Zarba, impiegato, immaginerebbe mai di vivere e che è assurda anche per chi conosceva la coppia di pensionati e per i vicini di questo quartiere di villette costruito meno di vent’anni fa a ridosso di viale Lombardia.

Manuela Zarba, la figlia minore della coppia, è sconvolta e arrabbiata col mondo. Chiusi nel loro dolore anche Marco, che viveva in un condominio a pochi metri da quella villetta, e poi Giuseppe Bocci, il fratello della povera Lucia, e la sorella Maria che aveva sposato proprio un fratello di Vincenzo Zarba, Giuseppe. Ma l’evento che molti brugheresi hanno appreso dalla tv, ha lasciato attonito persino il primo cittadino, Marco Troiano, accorso in via Bindellera poco dopo che si è saputo dell’accaduto: «Mi sembra che in tragedie come queste, le famiglie abbiano il diritto a fare in modo che cali subito il silenzio su questioni tanto personali – ha commentato -. Certo, è un fatto che inevitabilmente coinvolge la comunità. Perché ci chiedono di vivere questi tempi, nei quali tutti tendiamo a isolarci, in maniera diversa, cercando per quanto possibile di darsi una mano a vicenda, anche per far emergere situazioni difficili che si vivono tra le mura di casa». In effetti i vicini di via Bindellera anche ieri non hanno voluto commentare.

«Li conoscevo poco, solo qualche volta venivano qui – ha detto il titolare del bar ai Due Pini, quello più vicino alla casa, sotto i portici di viale Lombardia –: so che lui prima aveva una ditta in società con un altro, poi si è messo in pensione e forse da allora ha incrementato la sua gelosia...». La gelosia, secondo gli stessi carabinieri che hanno trovato un biglietto nel quale in maniera confusa Vincenzo Zarba dava una spiegazione del motivo per cui aveva ucciso la moglie e poi si era tolto la vita, sembra essere stato il fattore scatenante. «Lei era una bella donna – conferma un avventore del bar che conosceva la famiglia – ma non c’era nessun motivo perché lui potesse essere geloso: ogni giorno Lucia andava a prendere i nipotini e li portava ai giardinetti, era una brava donna».

Una cosa è certa: ieri in molti locali e negozi della città non si parlava d’altro. «Loro non erano conosciutissimi: ho saputo che si erano trasferiti qui da Sesto San Giovanni», ha detto l’edicolante del centro commerciale Kennedy nel cui bar alcuni hanno detto di vedere la signora Lucia Bocci ogni tanto. La domanda che molti si fanno riguarda però la natura gelosa del carattere di Vincenzo Zarba, originario della provincia di Enna, nei confronti di una moglie bella e curata. «Mio padre era una brava persona ma era diventato troppo possessivo nei confronti della mamma, anche se non ne aveva motivo», avrebbe confermato il figlio Marco ai carabinieri. I pareri e le voci sono discordanti. C’è chi dice che «non si sentivano mai litigare, erano educatissimi» e chi invece conferma che «ultimamente lui le urlava spesso contro».

di Laura Marinaro