Cogliate (Monza), 22 gennaio 2014 - «Mister X» potrebbe aver usato un taxi nei minuti successivi alla rapina. Continua la sua fuga, accerchiato dai carabinieri, con due pistole cariche, la sua e quella scippata al carabiniere. Adesso ha anche un volto preciso, piuttosto nitido: quello mostrato dalle telecamere di videosorveglianza della stazione di Ceriano. Un uomo sui 55 anni, robusto, un po’ stempiato, in jeans, giacca scura, con una grossa busta bianca sotto il braccio, quella contenente i 18 mila euro del bottino. Entra con passo spedito, si guarda intorno, ci sono due altre persone. Lo sguardo sospettoso, adocchia la macchinetta dei biglietti e sembra volerne fare uno, poco dopo rinuncia ed esce dalla stessa porta. Per andare dove? «Era molto agitato è entrato qui e ha chiesto un taxi - dicono i gestori cinesi del bar di via San Francesco accanto alla chiesa -, noi non sapevamo come chiamarlo. È uscito, ha suonato un po’ di campanelli, poi abbiamo visto spuntare un taxi».

Di certo lui e il suo complice, Fabrizio Bartelle, ricoverato al San Gerardo, sono indagati per tentato omicidio, oltre che di tentato sequestro di persona e rapina. Bertelle ha ripreso conoscenza e ha risposto alle domande Gip del Tribunale di Monza Alfredo De Lillo, durante l’interrogatorio di garanzia, ma non sembra sia stato molto collaborativo. Molti «non ricordo».

Intanto si delineano i contorni della drammatica rapina. Ed emergono altri particolari. I due balordi, in quei minuti concitati, hanno cercato di portare via come ostaggio proprio il carabiniere ferito, Domenico Peta, l’appuntato scelto di 36 anni in servizio alla tenenza di Cesano che è ancora ricoverato a Desio. Perchè i due, dopo l’assalto alla posta di via Molino, accortisi della presenza dei carabinieri, hanno cercato, di pararsi la fuga con due ostaggi, una impiegata e un condomino dello stabile.

L’idea, a quel punto, era di uscire dall’ufficio postale con le pistole puntate alla tempia dei due ostaggi, in modo da poter avere il via libera per scappare. Invece, nell’uscire dal retro dell’edificio (i carabinieri erano già posizionati con 3 uomini davanti e 3 sul retro), si sono trovati nei pressi un carabiniere, sono riusciti a saltargli addosso e disarmarlo. Quindi, lo hanno ripetutamente colpito alla testa col calcio della pistola. Hanno mollato gli ostaggi e preso il carabiniere, trascinandolo fino all’auto. Qui, visto che Peta opponeva resistenza, gli hanno sparato a bruciapelo, colpendolo alla coscia. Sono riusciti a infilarlo dentro la vettura ma lui, seppur ferito e sanguinante, con un guizzo è riuscito a uscire dall’altra parte, evitando di finire nelle loro mani.