Villasanta, 15 gennaio 2014 - Ieri un nuovo lungo sciopero nella fabbrica dei condizionatori. Il terzo da quando è iniziata la protesta. E un presidio pomeridiano, al freddo, davanti alle sede monzese di Confindustria, con via Petrarca parzialmente chiusa al traffico. I 212 dipendenti della Carrier proseguono la lotta per salvare il proprio posto di lavoro, messo a rischio dalla scelta di chiudere lo stabilimento villasantese per spostare la produzione in Repubblica Ceca. Fuori il sit-in con striscioni, bandiere, megafoni. Dentro, nei locali dell’associazione degli industriali, è ripresa la trattativa tra le parti cominciata venerdì scorso in Provincia. La fumata, sostanzialmente, è ancora nera. Alle 17.30 i protagonisti dell’incontro escono alla spicciolata: «Non ci sono spiragli né aperture di sorta - spiega Mirko Stucchi, sindacalista della Fiom Cgil -, per esempio l’azienda ha nuovamente rifiutato la nostra proposta di sospendere la procedura di mobilità», indispensabile per guadagnare tempo prezioso, perché nelle condizioni attuali il licenziamento collettivo scatterà tra meno di 70 giorni, gettando nella disperazione centinaia di famiglie. Il sindacato ha ribadito le proprie istanze. Nella speranza di convincere la multinazionale americana Utc, che controlla lo stabilimento brianzolo, a impostare un progetto per la reindustrializzazione del sito. Magari attraverso clienti, terzisti o altre società che fanno capo alla «corporate» statunitense, proprietaria di una filiale nella vicina Brugherio.

«La dirigenza italiana con cui ci stiamo confrontando ha garantito che comunicherà le nostre proposte ai dirigenti americani e francesi, i quali detengono il reale potere decisionale», aggiungono i rappresentanti della Fiom restando molto cauti sull’esito della vertenza. Che ora dovrà trasferirsi in Regione Lombardia per un vertice chiesto dai sindacati ma non ancora calendarizzato. Il tentativo, in questa fase, resta quello di scongiurare la desertificazione di un’area produttiva grande 132mila metri quadri, assicurando un’occupazione a decine di operai troppo lontani dal traguardo della pensione. Solo in un secondo momento comincerà il dibattito su eventuali ammortizzatori sociali, indennizzi e cassa integrazione. Al presidio ha partecipato un nutrito gruppo di ex lavoratori Carrier, licenziati durante le precedenti procedure di mobilità: negli anni Novanta la fabbrica dava lavoro a 1.200 persone. «Ci scalda il cuore questa dimostrazione di solidarietà - racconta Pino Timpani, in reparto da 34 anni -. Speriamo di poter trovare una soluzione a questo dramma sociale».

di Marco Dozio