di Fabio Luongo

Lissone, 6 novembre 2013 - Un altro caso mortale di meningite a Lissone. La vittima è Isabella Arosio, 55 anni, un medico di famiglia molto conosciuto in città. La donna è deceduta nel pomeriggio di lunedì, dopo essere stata ricoverata all’ospedale San Gerardo di Monza, ma la sua morte è stata resa nota soltanto nella giornata di ieri. A stroncare la dottoressa lissonese - lo certifica la Asl - è stata una forma di meningite.

Non c’è comunque alcun pericolo di contagio per chiunque sia venuto in contatto con la donna - né per i familiari, né per i conoscenti, né per i pazienti -, dal momento che non si tratta né del tipo meningococcico della malattia né di quello pneumococcico. Pertanto non sarà nemmeno necessaria alcuna profilassi antibiotica precauzionale. La dottoressa, dopo essersi sentita male, è stata assistita in ospedale: è stata sottoposta dai sanitari a tutte le terapie del caso, ma le sue condizioni e il suo quadro clinico hanno continuato ad aggravarsi, fino al drastico peggioramento che lunedì pomeriggio, alle 16.30, ne ha determinato la morte, nel reparto di rianimazione del San Gerardo.

La scomparsa della 55enne lissonese ha lasciato letteralmente sbigottite e attonite le tantissime persone che la conoscevano. Isabella Arosio era infatti uno dei medici di base più noti a Lissone. Sposata, madre di tre figli, esercitava in città da 25 anni, in un suo studio nel centro storico lissonese e nell’ambulatorio comunale di via San Domenico Savio, nel centro della frazione di Santa Margherita. «Era uno dei medici storici di Lissone - racconta il sindaco Concetta Monguzzi, che la conosceva personalmente -. Una persona deliziosa, che lavorava con passione, molto competente, molto stimata ed apprezzata».

Dalla Asl di Monza e Brianza intanto si rassicura sull’inesistenza di rischi di epidemie. «Dal momento che è esclusa l’eziologia meningococcica e pneumococcica - spiegano dall’azienda sanitaria in una nota ufficiale -, in linea con le indicazioni sulla prevenzione delle forme di meningite, in questo specifico caso non esiste rischio di contagio e non è previsto alcun provvedimento preventivo a carico di coloro che hanno avuto contatti sociali con la persona malata».