Concorrezzo, 19 settembre 2013 - C’è tanto «saper fare» brianzolo nella tecnologia che ha permesso di rialzare dal fondo del mare la Costa Concordia, la nave da crociera naufragata al largo dell’Isola del Giglio il 13 gennaio del 2012. Le valvole a farfalla prodotte a Concorezzo dalla Ksb Italia hanno avuto un ruolo chiave nel far sollevare il gigante del mare. Grazie a queste apparecchiature è stato possibile riempire d’acqua 11 dei 15 grandi cassoni montati sul lato sinistro della nave, quello emerso, trasformandoli così nei contrappesi che hanno favorito il movimento di rotazione. Le stesse valvole regoleranno l’entrata e l’uscita dell’acqua anche negli altri 15 serbatoi che nei prossimi mesi saranno applicati sul lato destro del relitto. E spetterà sempre a loro comandare, al momento opportuno, lo svuotamento simultaneo di tutti i cassoni Fincantieri, fornendo così la spinta necessaria a far galleggiare la nave.

Sono serviti 328 interruttori a farfalla Ksb per far funzionare il sistema (ideato dalla Titan Salvage e da Micoperi) in grado di raddrizzare il colosso marino di 114mila tonnellate, lungo più di 290 metri, largo 35 e alto 57. All’azienda di Concorezzo e ai suoi 220 dipendenti è stata richiesta una fornitura straordinaria: 120 pezzi per la pressurizzazione del serbatoio, 60 per la ventilazione, 2 per il sistema aria compressa, 120 impermeabili a 30 metri di profondità e 26 a 40 metri sotto il mare. Nei giorni che hanno preceduto l’operazione le apparecchiature sono state testate in speciali vasche nella fabbrica di via D’Azeglio.

«In pochi mesi abbiamo dovuto effettuare la fornitura coordinando le nostre attività con quelle dei vari cantieri coinvolti nell’operazione», spiega Guglielmo Cristao, responsabile del reparto valvole di Ksb Italia. A testimonianza di quanto complessa sia stata la commessa, i tecnici hanno dovuto superare anche dei corsi da rocciatore per eseguire i sopralluoghi a bordo. «Era necessario che si potessero muovere in sicurezza sul relitto», racconta Cristao. Alessandro Perego, da sette anni responsabile tecnico in Ksb, è stato uno degli esperti saliti a luglio sulla Concordia: «Ci hanno portato con una barca a motore sotto il relitto, maestoso visto da sotto - ricorda -. Poi ci siamo appoggiati a una scaletta calata dall’alto e siamo arrivati fin sulla parte inclinata. Ci siamo mossi camminando su una passerella proprio sopra le cabine. Mi ha fatto impressione: sembrava di muoversi sul dorso di una collina».

L’obiettivo del sopralluogo è stato quello di verificare la posizione delle valvole sui cassoni e calibrarli perché funzionassero alla perfezione durante il raddrizzamento: «È così è avvenuto», sottolinea, con orgoglio, Perego, che ha visto riemergere la nave in televisione insieme alla moglie e al figlio: «Se le valvove non avessero aspirato l’acqua al momento giusto, il relitto non avrebbe completato il sollevamento per effetto della forza di inerzia. Come ingegnere è stato fantastico vedere che tutto ha funzionato a meraviglia. Una prova tecnica di grande livello, messa a punto da un team unico al mondo. È una di quelle imprese di cui si parlerà molto nella storia della nostra disciplina».

Il ruolo delle valvole Ksb nel salvataggio della Concordia non è ancora terminato. Ora serviranno a comandare il riempimento e lo svuotamento dei cassoni in modo da «timonare» la nave, garantendone il galleggiamento e la navigazione verso il porto di destinazione. «Le valvole prodotte per la Concordia sono state realizzate con una tecnologia collaudata da quasi mezzo secolo - spiega Cristao -. Siamo tra i primi produttori al mondo di strumenti di questo tipo impiegati a bordo delle navi, siano esse da crociera, traghetti o destinate al trasporto di prodotti chimici, gas liquefatto e petrolio».